I giornalisti precari sono meno autonomi: la pensa così il presidente della Camera Fausto Bertinotti che, a margine della presentazione della seconda edizione del 'Libro bianco sul lavoro nero' della Fnsi, ha affermato: ''È evidente che la riduzione della protezione per una professionalità molto esposta ai rischi di condizionamento, ne riduce l'autonomia''.
Per Bertinotti, per un giornalista il precariato ''somma a una malattia sociale, una maggiore esposizione al rischio della sua autonomia''. Oltre ad affermare che il precariato in generale ''è una condizione sociale ormai diffusa'', che ''ha in sé un germe pericoloso che apre interrogativi sulla convivenza umana e quindi sulla civiltà'', il presidente della Camera sottolinea che la precarietà ''va in qualche modo accettata e inserita in un sistema di regole. Alla diffusione generalizzante del precariato bisognerebbe apporre una diversa coppia, che è la coppia lavoro stabile e riconosciuto e lavoro autonomo''. Certo è che ''in settori particolarmente esposti come l'editoria, il precariato diventa anche una manomissione pericolosa della possibilità di esercitare con spirito critico la ricerca della verità. (ANSA) IL DOCUMENTO DEI GIORNALISTI FREELANCE La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: L’Assemblea nazionale dei giornalisti precari e freelance ha approvato il seguente ordine del giorno: “L’Assemblea dei giornalisti precari e dei giornalisti freelance riunita a Roma l’11 dicembre 2006 SOTTOLINEA il momento difficile di tutta la categoria senza contratto da 651 giorni. RIBADISCE il proprio impegno a sostenere tutte le iniziative di lotta sindacale, garantendo la partecipazione attiva insieme ai colleghi contrattualizzati. ESORTA i vertici della Fnsi a continuare la battaglia anche per la tutela del lavoro autonomo, ricordando che i diritti dei lavoratori autonomi, sempre più sfruttati e ricattati, coincidono con la salvaguardia dell’intera categoria e della libertà d’informazione.” FNSI PRESENTA IL 'LIBRO BIANCO SUL LAVORO NERO' Uno, a trent'anni, collabora a tempo pieno (''spesso anche la domenica'') per una grande agenzia di stampa e viene pagato 800 euro lorde, da cui detrae Inpgi2, spese lavorative, telefonate ecc, tanto da chiedersi ''come faccio a pagare le bollette, le rate del motorino e l'affitto di casa''. Un'altra scrive per un giornale locale che non la paga da sei mesi, e non si sa quando e se lo farà. E c'è chi addirittura ha già versato le ritenute d'acconto sugli articoli (oltre 200 euro), ma non ha visto ancora un soldo, e in pratica paga per lavorare. Senza contare chi ha investito nella nuova stampa: un quotidiano fresco di nascita, denuncia un collaboratore, paga 18 euro per un articolo di apertura, 8 per una spalla e 3 euro per una breve. Sono solo alcune delle voci - amareggiate, sarcastiche, a tratti disperate - che compongono il ''Libro bianco sul lavoro nero'', redatto per il secondo anno dalla Federazione della stampa e presentato oggi a Roma alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Editoria Ricardo Franco Levi e del presidente della Camera Fausto Bertinotti. Dal libro, arricchito dai contributi di Lucia Annunziata, Oliviero Beha, Giorgio Bocca, Sandro Curzi, Massimo Fini, Milena Gabanelli, Giovannni Valentini e Bruno Vespa, emerge un inquietante spaccato sul mondo dell'informazione in Italia, che troppo spesso si poggia su un sistema di utilizzo del precariato che sfocia nello sfruttamento, senza garanzie contrattuali di alcun tipo. Con il doppio risultato, denuncia il rapporto, di impedire a una parte cospicua di una generazione di ''farsi una vita'', e di rendere sempre più soggetta a controlli e censure un'informazione indebolita dalla mancanza di diritti e di tutele. ''Il precariato e il lavoro nero – ha ricordato il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi - sono i temi centrali della piattaforma che abbiamo presentato agli editori. Problemi drammatici, confermati dalle cifre: sono oltre 23.000 gli iscritti alla gestione separata dell'Inpgi, quella riservata ai 'lavoratori autonomi': più del doppio di quelli che hanno un lavoro dipendente. Senza contare la vasta area dell'elusione. È il lavoro dipendente - ha aggiunto – che si va spostando verso il precariato''. Un tema, denuncia Serventi Longhi, al quale gli editori sono sordi: ''Chiediamo loro di stabilire alcune regole fondamentali, come fissare un compenso minimo, ma la risposta è l'impossibilità di trattare. In pratica ci dicono di non immischiarci, i free lance sono un problema loro''. Una posizione ancora più incomprensibile, aggiunge Serventi Longhi, se si tiene conto che ''i bilanci degli editori vanno a gonfie vele: nei primi nove mesi del 2006 il fatturato del settore stampa è cresciuto del 3,7 per cento, con punte del 5,5 per cento per i periodici e del 10,6 per i free press''. Una realtà a cui il governo non è insensibile, ha assicurato Levi: ''Il precariato è la grande malattia della società italiana. Noi siamo impegnati da un lato a spingere le parti (editori e giornalisti) a sedersi attorno al tavolo del dialogo, dall'altra a presentare nei prossimi mesi in parlamento una riforma organica dell'editoria che tenga conto di questo problema''. (AGI) POMPONI, IL PRECARIATO UCCIDE LA LIBERTA' DI STAMPA ''Ha ragione il Presidente della Camera Bertinotti quando sostiene che il precariato uccide la libertà di stampa e danneggia la ricerca della verità con spirito critico''. Lo afferma Dante Pomponi, Assessore capitolino alle Periferie, al Lavoro e allo Sviluppo Locale, che questa mattina ha partecipato alla presentazione del ''Libro bianco sul lavoro nero'' presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa di Roma, alla presenza del sottosegretario Ricardo Franco Levi e del Presidente della Camera Fausto Bertinotti. ''I precari del giornalismo hanno gli obblighi dei lavoratori subordinati, ma sono privi dei loro diritti: sono pertanto 'atipici' e 'parasubordinati', anche se li si chiama ipocritamente 'lavoratori autonomi', come se fossero medici, avvocati o commercialisti con la facoltà di imporre una propria parcella - continua Pomponi - Uno dei problemi particolarmente 'caldi' sollevati dai giornalisti free lance e di coloro che hanno rapporti di collaborazione con i giornali pubblicati a Roma è la forte sperequazione contributiva tra loro e gli altri lavoratori soggetti a contribuzione separata: per semplificare, i giornalisti lamentano la sostanziale differenza che esiste tra Inpgi 2 (la previdenza dei giornalisti) e Inps 2''. ''La situazione dei precari del mondo del giornalismo è davvero preoccupante e le istituzioni non possono restare indifferenti - conclude Pomponi - Se è vero che in Italia sono oltre 30000 le giornaliste e i giornalisti che lavorano in una condizione di precariato, non si può nascondere che ci troviamo di fronte ad un problema civile di libertà, oltre che di emergenza lavorativa. Quello a cui stiamo assistendo è una mercificazione dell'informazione e della professione del giornalista. Sebbene per alcuni non sia ancora così evidente, il precariato rappresenta una grave minaccia della libertà di informazione, un caposaldo della nostra democrazia''. (ADNKRONOS)