Oggi la "Gazzetta di Parma" non è in edicola. La redazione ha deciso di proclamare un pacchetto di cinque giorni di sciopero, il primo dei quali è stato attuato ieri per impedire l'uscita in edicola dell'edizione odierna. Si tratta di una protesta per l'atteggiamento dell'azienda che non ha mantenuto gli impegni nei confronti di alcuni precari utilizzati ormai da anni a tempo pieno e per posti di lavoro previsti in organico
"I giornalisti della Gazzetta scioperano - si legge in un comunicato della redazione - una scelta meditata e sofferta che domani vi priverà del vostro giornale (e che potrebbe ripetersi in futuro). A voi lettori è giusto far sapere che non scioperiamo per rivendicazioni economiche. Noi chiediamo solo il mantenimento degli impegni presi e risposte adeguate sul futuro di alcuni colleghi precari, utilizzati ormai da anni a tempo pieno e per posti di lavoro previsti in organico. La redazione ha sempre dimostrato la propria disponibilità ad accettare scelte anche dolorose in un momento difficile per tutto il settore editoriale. Al contrario, l'azienda ha deciso di tagliare due posti di lavoro in pochi mesi, l'ultimo qualche settimana fa. La redazione non può accettare che qualcuno giochi con il destino dei giornalisti, proponendo una soluzione un giorno e rimagiandosela qualche ora dopo. Come hanno fatto i vertici aziendali senza il minimo rispetto per le persone coinvolte. Questo è un modo di procedere inaccettabile e non fa parte della tradizione delle relazioni sindacali di questa azienda da sempre improntate alla correttezza e al rispetto delle persone".
La redazione della "Gazzetta di Parma"
L'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna è al fianco dei colleghi della Gazzetta di Parma in sciopero perché l'azienda non rispetta gli accordi sui precari.
E' davvero preoccupante - prosegue l'Aser - che anche un'azienda solida come l'editore della Gazzetta, non rispetti corrette relazioni sindacali e non metta in condizione la redazione di mantenere e migliorare i livelli qualitativi del prodotto.
La crisi economica non può essere presa a pretesto per ridurre indiscriminatamente il costo del lavoro e penalizzare i giornalisti, soprattutto quelli più deboli.
Il presidente
Camillo Galba