Sono 72 i giornalisti che hanno perso finora la vita a causa della guerra in Ucraina. Di questi (tra ucraini e stranieri) 15 mentre stavano svolgendo il loro lavoro, gli altri perché uccisi come civili o al fronte come soldati. Un bilancio terribile per la categoria, che pure in Ucraina continua, con mille difficoltà, a non arrendersi e a lavorare, aiutata attivamente dal sindacato dei giornalisti ucraini Nuju (National union of journalists of Ukraine).
A loro è arrivata la solidarietà della Fnsi tramite Anna Del Freo, componente di Giunta federale e dello Steering Committee della Efj, che si è recata nei giorni scorsi in Ucraina ed è stata ospite del presidente Nuju, Sergiy Tomilenko.
Anna Del Freo ha portato i saluti della segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante e di tutta la giunta federale. Attraverso la Federazione europea dei giornalisti, la Fnsi, così come alcune Assostampa regionali, hanno aiutato il sindacato ucraino a costruire un importante network di "Journalists' Solidarity Centers", centri di solidarietà per i colleghi.
I centri di solidarietà hanno provveduto inizialmente ad accogliere i giornalisti e le loro famiglie sfollati dai luoghi più pericolosi e occupati all'inizio del conflitto; hanno poi provveduto a fornire loro spazi in cui lavorare e talvolta hanno procurato loro strumenti di lavoro come telefoni e computer. Non di rado, infine, hanno dovuto attivarsi per un'assistenza psicologica ad alcuni giornalisti e alle loro famiglie, in caso di traumi particolarmente gravi.
Anna Del Freo ha visitato il centro di solidarietà di Ivano-Frankivs'k, città non lontana dal confine ungherese, che ha accolto numerosi colleghi soprattutto nella fase iniziale della guerra, e poi quello di Kiev. Ha inoltre visitato, insieme con Tomilenko, la mostra sull'invasione russa dell'Ucraina attualmente in corso al Museo storico nazionale della seconda guerra mondiale, dove una parte è dedicata proprio ai giornalisti, con reperti forniti dal sindacato ucraino Nuju.
Molti giornalisti sono stati imprigionati, rapiti dagli occupanti russi e anche torturati in quanto svolgevano il loro lavoro. La mostra contiene oggetti appartenuti a loro. Come la collega Alina Komarova, photo editor per 25 anni del giornale di Mariupol Pryazovskyi Rabochiy, che era una giornalista di guerra e realizzava servizi fotografici al fronte e nel marzo 2022 è riuscita miracolosamente a scappare da Mariupol assediata.
O il giornalista Dmytro Khyliuk, rapito dai russi il 4 marzo 2022 nella regione di Kiev e deportato in una colonia russa nella regione di Volodymyr: ancora oggi le autorità russe negano che sia detenuto e che ci sia un procedimento legale contro di lui. O ancora Alexander Hunka, 70 anni, che è rimasto per sei mesi bloccato nella regione di Kherson occupata dai russi e che è stato più volte rapito, interrogato e anche torturato: gli occupanti lo hanno anche costretto a registrare un'intervista utile alla loro propaganda. Alla fine è riuscito a fuggire e sta continuando il proprio lavoro.
Anche nella città di Chernihiv, accerchiata nei primi giorni dell'invasione e colpita circa un mese fa da un missile russo che ha danneggiato pesantemente il teatro, Anna Del Freo ha potuto portare ai giornalisti, in un incontro organizzato da Nuju, la vicinanza della Federazione nazionale della Stampa italiana.