Dalla "ley mordaza" spagnola alla legge delega sulle intercettazioni in Italia, il diritto di cronaca è sempre più a rischio. Serve una mobilitazione europea. Lorusso: "Bene il ministro Orlando, ma se passeranno le limitazioni i giornalisti italiani scenderanno in piazza".
Lo spettro delle leggi bavaglio si aggira per l'Europa. In
tutto il Continente cresce la voglia di limitare la libertà di espressione e il
diritto di cronaca. I giornalisti e i loro organismi di rappresentanza devono
fare fronte comune per scongiurare il rischio che venga progressivamente
smantellato quel patrimonio di diritti e libertà che si è affermato a partire
dalla fine dell'800. È l'allarme lanciato nel corso del convegno su
"Rights & Jobs in journalism: labour rights for journalists", in
corso ad Albacete, in Spagna, organizzato dalla European federation of
journalists (Efj). I rappresentanti dei sindacati dei giornalisti dei Paesi
europei hanno espresso preoccupazione per i tentativi in atto in tutti i Paesi
di imporre limitazioni alla libertà di stampa, manifestando simbolicamente
davanti al Palazzo di Giustizia di Albacete contro la legge spagnola che limita
la libertà di stampa e contro i tagli all'occupazione nel settore editoriale.
La Spagna è l'emblema di una situazione che sta peggiorando. La legge
recentemente approvata dal Parlamento, la cosiddetta "ley mordaza",
ha imposto serie limitazioni alla libertà dei mezzi di comunicazione e ai
giornalisti, ai quali viene impedito perfino di riprendere e fotografare le
forze dell'ordine durante le manifestazioni pubbliche. La manifestazione ha
richiamato l'attenzione anche sulla situazione delle TV pubblica spagnola.
Numerose autonomie regionali hanno chiuso i propri canali televisivi, operando
licenziamenti di massa. Cresce il precariato e il livello delle retribuzioni si
è abbassato: nella provincia di Albacete, il novanta per cento dei giornalisti
guadagna meno di 600 euro al mese.
"Serve una mobilitazione a livello europeo per scongiurare il rischio di
un bavaglio continentale", ha detto Raffaele Lorusso, segretario generale
della FNSI. Lorusso ha parlato della delega al governo per regolare la materia
delle intercettazioni, recentemente approvata dal Parlamento italiano. "Lo
strumento della delega in tema di libertà di stampa è di per sé pericoloso - ha
sottolineato Lorusso - I giornalisti non invocano l'impunità, anzi sono
convinti che gli eccessi vadano puniti, ma va garantito il diritto di
diffondere le notizie rilevanti per l'opinione pubblica, anche quando non hanno
alcuna rilevanza penale". Il segretario della FNSI ha definito
"positiva" la disponibilità manifestata dal ministro della Giustizia,
Andrea Orlando, ad accogliere la proposta del sindacato dei giornalisti
italiani di istituire un'udienza filtro e ad avviare un confronto per evitare
che il decreto attuativo del governo si trasformi in un bavaglio alla stampa.
"È auspicabile che ai buoni propositi seguano i fatti - ha concluso
Lorusso - In caso contrario, la categoria reagirà anche con manifestazioni
pubbliche di protesta, come già avvenuto in passato".