Giornalisti in clandestinita', giornalisti della Resistenza, giornalisti non di professione ma per spirito di servizio e contro il regime. Cosi' si sono descritti, tra aneddoti e commossi ricordi, i giornalisti italiani che hanno preso parte alla Resistenza contro il fascismo, armati solo di penna e taccuino, grandi 'vecchi' che hanno raccontato la loro storia al convegno organizzato dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana a Montecatini Terme, primo appuntamento nazionale del programma di iniziative per il 60/mo della Liberazione.
Giornalisti in clandestinita', giornalisti della Resistenza, giornalisti non di professione ma per spirito di servizio e contro il regime. Cosi' si sono descritti, tra aneddoti e commossi ricordi, i giornalisti italiani che hanno preso parte alla Resistenza contro il fascismo, armati solo di penna e taccuino, grandi 'vecchi' che hanno raccontato la loro storia al convegno organizzato dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana a Montecatini Terme, primo appuntamento nazionale del programma di iniziative per il 60/mo della Liberazione. L'incontro era dedicato alla figura di Giovanni Amendola e a tutti i giornalisti protagonisti della Resistenza. Una tra le testimonianze piu' appassionate e applaudite quella di Sergio Lepri, 85 anni, direttore del giornale clandestino 'L' Opinione' e per 30 anni (dal 1961 al 1990) direttore dell' Ansa. ''Quelli che erano giornalisti allora erano giornalisti di regime - ha ricordato Lepri - tutti quelli che arrivarono alla stampa clandestina non venivano dal giornalismo, ma facevano altre professioni. Io, per esempio, facevo l'insegnante''. ''Perche' facevamo i giornalisti clandestini della resistenza?'' - e' il quesito che il giornalista ha posto alla platea. ''Si pensava che, al di la' della collocazione professionale, fosse un servizio, un modo per contribuire al miglioramento della societa', al rinvigorimento e alla salvaguardia del pluralismo senza il quale non esiste democrazia. Il giornalismo era un servizio ai cittadini, anche oggi dovrebbe esserlo''. La prima parte del convegno e' stata interamente dedicata alla rievocazione storica della figura di Giovanni Amendola con un intervento del professor Elio D' Auria. Il sindaco di Montecatini Ettore Severi (An) ha introdotto l' incontro sottolineando le diverse iniziative organizzate dalla sua amministrazione per ricordare il grande giornalista italiano, barbaramente aggredito a Montecatini 80 anni fa e morto a Cannes poco dopo. Il figlio di Amendola, Pietro, 86 anni, presidente dell' Anppia (Associazione Nazionale perseguitati politici antifascisti) ha ripercorso le fasi del processo per l'omicidio del padre, celebrato a Pistoia dopo la Liberazione. ''Furono condannati gli esecutori, ma non il mandante che era fuggito in Sudamerica - ha ricordato - fecero 4 anni di carcere, poi con l'amnistia Togliatti tornarono in liberta'''. Il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi - presente al convegno insieme al presidente della Federazione Franco Siddi - ha legato, nel nome della memoria, un filo ideale tra i giornalisti vittime del fascismo e quelli morti negli ultimi 60 anni per difendere il diritto dei cittadini ad un'informazione libera. Tra questi Walter Tobagi di cui ricorre il 25/mo anniversario della morte. Enzo Biagi e Giorgio Bocca, in un'intervista registrata da Raisat Extra, hanno concluso i lavori del convegno con la loro testimonianza, le ragioni personali che li hanno condotti tra le file partigiane, e riflessioni sul mestiere del giornalista ieri e oggi. (ANSA) «Sono qui a ricordare un momento storico, la barbara aggressione che Giovanni Amendola subì, qui a Montecatini, 80 anni fa, un episodio increscioso che la città non ha dimenticato, come non ha mai dimenticato Giovanni Amendola». Con queste parole il sindaco della città termale, Ettore Severi (An), ha portato il saluto alla manifestazione promossa dalla Fnsi per ricordare Amendola, vittima di aggressione fascista il 25 luglio 1925, e il 60* anniversario della Liberazione. Severi, esaltando la «libera stampa come uno dei capisaldi della nostra democrazia», ha ricordato le iniziative che, nel corso degli anni, fin dal 1944, l'amministrazione comunale di Montecatini ha promosso per ricordare ed esaltare la figura di Giovanni Amendola, «un martire, un vero democratico che della difesa dei valori liberali e democratici fece lo scopo principale della sua attività politica e per la quale sacrificò la vita». Amendola - ha concluso Severi - fu «l'uomo che ha fatto della libertà di stampa, della questione morale e dell'opposizione ad ogni estremismo, sia di destra che si sinistra, la guida della sua attività giornalistica, politica e parlamentare». (AGI)