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Rai 11 Ott 2006

Mario Landolfi, presidente della Commissione di Vigilanza: “No a privatizzazione e separazione societaria. Si può parlare di fondazione purché si cerchino soci d'opera”

No alla privatizzazione della Rai ma anche alle ipotesi di una separazione societaria tra le attività finanziate dal canone e quelle sostenute dagli introiti pubblicitari. Sì invece alla possibilità di una fondazione che gestisca l'azienda, purché si cerchino soci d'opera e non soci finanziari che acquisiscano quote del servizio pubblico per poi snaturarle. In questi termini il presidente della commissione di vigilanza, Mario Landolfi, ha ribadito le sue posizioni sul futuro del servizio pubblico, intervenendo al congresso Usigrai di Montesilvano.

No alla privatizzazione della Rai ma anche alle ipotesi di una separazione societaria tra le attività finanziate dal canone e quelle sostenute dagli introiti pubblicitari. Sì invece alla possibilità di una fondazione che gestisca l'azienda, purché si cerchino soci d'opera e non soci finanziari che acquisiscano quote del servizio pubblico per poi snaturarle. In questi termini il presidente della commissione di vigilanza, Mario Landolfi, ha ribadito le sue posizioni sul futuro del servizio pubblico, intervenendo al congresso Usigrai di Montesilvano.

La prima sfida che la Rai è chiamata ad affrontare, secondo Landolfi, è proprio quella dell'assetto: ''la privatizzazione, ribadisco - ha sottolineato - è un ossimoro, un contrasto linguistico e concettuale. Sono disposto a parlare di fondazione, premettendo però che non dobbiamo immaginare l'apertura a soci finanziari che entrano per acquisire quote del servizio pubblico e poi snaturarle. Penso piuttosto a soci d'opera come le grandi fondazioni, le università, i politecnici''. Su questi aspetti, per il presidente della vigilanza, ''è possibile trovare nella politica un punto di incontro, purché si metta da parte l'ipotesi dello spezzatino, della separazione societaria, che sarebbe il preludio ad una privatizzazione strisciante. C'è già la separazione contabile tra le attività da canone e quelle sostenute dagli spot, basta quella''. Accanto a quella del riassetto, che dovrebbe essere un elemento portante del disegno di legge di riforma della Gasparri che il ministro delle comunicazioni Gentiloni si appresta a presentare in Consiglio dei ministri, per la Rai ci sono poi ''le sfide della qualità e dell'innovazione, che richiede però certezze. Allontanare sine die - ha detto ancora Landolfi - il passaggio definitivo al digitale terrestre rischia infatti di mettere in discussione gli investimenti fatti dalle aziende''. Il presidente della Vigilanza ha ricordato poi che domani l'ufficio di presidenza della commissione varerà un gruppo di lavoro per la radio e definirà l'audizione del ministro Gentiloni sulla bozza del ddl di riforma del sistema radio-tv e sui temi del contratto di servizio. All'interno del documento, secondo Landolfi, ''dovrà trovare spazio la questione della qualità e magari di un bollino che identifichi i programmi finanziati dal canone: sarebbe un metodo per introdurre un principio di trasparenza e di responsabilità editoriale''. Landolfi ha auspicato il coinvolgimento dell'opposizione nel dibattito che si aprirà sul riassetto del sistema radio-tv dopo la presentazione del ddl di riforma del ministro Gentiloni: ''ma finche' un punto di share equivarrà ad un punto di Pil sarà difficile - ha sottolineato - trovare la serenità politica per un dibattito serio sulla Rai e sull'informazione''. Il presidente della Vigilanza ha concluso poi parafrasando il nuovo tormentone lanciato da Gianni Morandi nel suo programma ''Non facciamoci prendere dal panico'': ''potrei dire, scherzando, che la polemica stucchevole sul panino e sui pastoni dei tg ce l'ho, il dibattito sereno sul destino del servizio pubblico mi manca''. (ANSA)

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