''Il rifiuto degli editori, prigionieri dell'area più oltranzista, a riaprire il confronto sul contratto dei giornalisti aggrava la situazione, già per molti versi drammatica, dell'informazione nel Paese: i mutamenti in corso nel sistema della comunicazione richiedono, al contrario, un confronto tra tutte le parti sociali ed un impegno ed un'assunzione di responsabilità di ciascuna di esse per garantire lo sviluppo equilibrato dei vari media, nel segno del pluralismo, della qualità e del governo dei processi di convergenza''.
È quanto afferma Lelio Grassucci, Presidente di Mediacoop, Associazione Nazionale delle Cooperative Editoriali e della Comunicazione, al termine di un incontro con gli associati. ''Le imprese cooperative della comunicazione - prosegue Grassucci- nelle quali i giornalisti sono anche proprietari e dirigenti delle loro aziende, guardano con preoccupazione ad un clima di scontro frontale che, dopo più di due anni, non sembra trovare vie d'uscita''. Il Presidente di Mediacoop sottolinea, in proposito, che la profonda fase evolutiva, tecnologica e strutturale, che sta vivendo il settore chiama gli operatori ad un costante adeguamento delle strategie aziendali, il Governo ed il Parlamento alla riscrittura di leggi e regolamenti e le autorità a ricalibrare ed affinare l'azione di controllo e di garanzia. Secondo Grassucci ''la conclusione positiva della vicenda contrattuale, infatti, è nel contempo conseguenza e premessa di un confronto aperto e responsabile''. Nel precisare che Mediacoop non è parte contrattuale nella vicenda in atto, ed esprimendo solidarietà ai giornalisti in sciopero, Grassucci sottolinea che ''l'attuale situazione di stallo produce danni e causa ritardi a tutto il mondo della comunicazione. D'altra parte -conclude Grassucci- il perdurare di uno scontro frontale che interessa soprattutto le aziende di grandi dimensioni getta in un cono d'ombra i processi di concentrazione, il rafforzarsi delle posizioni dominanti, le difficoltà reali del settore e l'esigenza di risanamento dello specifico mercato del lavoro, che rappresentano oggi un problema ineludibile, se si vuole garantire la democrazia dell'informazione''. (ADNKRONOS)