C’erano giornalisti, italiani e stranieri, attivisti per i diritti civili e rappresentanti dell’associazionismo, al sit-in organizzato da Fnsi e Usigrai, insieme ad Articolo21 e Reporter Senza Frontiere Italia, per dire “No” al bavaglio in Turchia e manifestare a sostegno dei giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, già in carcere o sotto processo per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro. «In Turchia – scrive Ceyda Karan – la libertà di stampa è totalmente a rischio».
Giornalisti italiani (e non solo) al fianco dei colleghi
turchi del quotidiano Cumhuriyet. Insieme ai rappresentanti di Fnsi e Usigrai,
questa mattina nei pressi dell’ambasciata turca a Roma, a dire “No al bavaglio”
del premier Erdoğan c’erano anche l’associazione Articolo21, Reporter Senza
Frontiere Italia, l’Associazione Stampa Romana e altre Associazioni regionali
di stampa, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Amnesty International Italia, il
comitato NoBavaglio3, il gruppo PRESSing-Giornalisti
in rete, la commissione Pari opportunità della Fnsi, giornalisti delle televisioni
spagnola e turca, il collega kurdo Xerip Siyabend, l’associazione Italians for
Darfur.
Tutti insieme per far arrivare la voce dei manifestanti fino al carcere di Silivri,
dove sono detenuti i due giornalisti Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e
vicedirettore di Cumhuriyet, e ad Istanbul, dove si sta celebrando il processo
a Ceyda Karan e Hikmet Çetinkaya, accusati di aver “diffamato pubblicamente i
valori religiosi di un segmento della società” e di “incitamento all’odio e
all’inimicizia” per aver pubblicato le vignette del settimanale satirico
Charlie Hebdo. Accusa per la quale rischiano fino a sei anni di carcere.
«I giornalisti di Cumhuriyet devono sapere che non sono soli nella loro
battaglia per la libertà di espressione e i cittadini di quel Paese devono
sapere che nel resto d’Europa le persone sanno a quali restrizioni vorrebbe
costringerli il loro governo», ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe
Giulietti, dando il via alla manifestazione. «Per questo oggi pomeriggio – ha
ricordato Giulietti – ci recheremo in visita al ministero degli Esteri e
chiederemo al governo italiano di stare con noi al fianco dei cittadini e dei
giornalisti turchi e dalla parte della libertà di stampa e di espressione in
Turchia».
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha poi ribadito la
vicinanza del sindacato dei giornalisti italiano e della Federazione europea
dei giornalisti (Efj) a tutti i colleghi che nel mondo si trovano a dover
affrontare ogni giorno le difficoltà dovute a leggi che puntano ad imbavagliare
la libera stampa, mentre Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, e
Domenico Affinito, vicepresidente di Reporter Senza Frontiere, hanno ricordato
la vicenda dei colleghi Ceyda Karan e Hikmet Çetinkaya e le restrizioni che in
Turchia vivono anche i semplici cittadini che rischiano il carcere anche solo
per i loro commenti critici sul governo.
«Pensiamo anche ai colleghi che vivono o lavorano in Azerbaijan – ha detto
Elisa Marincola, portavoce di Articolo21 – Paese che ha di recente stilato una
lista di giornalisti non graditi alle autorità politiche, tra cui anche diversi
colleghi italiani, messi all’indice per il solo fatto di aver svolto il proprio
lavoro, dando luce e voce a luoghi e storie che altrimenti resterebbero
confinate nel silenzio e nell’oscurità».
«La libertà di stampa non ha confini», ha concluso la presidente dell’Ordine
dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, nel ribadire la vicinanza dell’Odg di
Roma ai colleghi «finiti in carcere e privati della possibilità di esercitare
liberamente il proprio mestiere in un Paese in cui il premier Recep Tayyip
Erdoğan impone il bavaglio alla stampa nazionale e ai corrispondenti dei media
internazionali».
E mentre in Italia i rappresentanti dei giornalisti manifestavano, da Istanbul,
prima di entrare in tribunale per la nuova udienza del processo a suo carico,
Ceyda Karan ha denunciato ancora una volta che «in Turchia si respira sempre di
più una atmosfera autoritaria. La libertà di espressione , e in maniera
specifica la libertà di stampa, è totalmente a rischio», lanciando con una
lettera un appello agli organizzatori: «Spero che voi riusciate a portare la
questione dei giornalisti turchi
all'attenzione delle autorità di tutta Europa».
Ecco cosa scrive la giornalista di
Cumhuriyet:
«Prima di tutto, voglio ringraziarvi per il vostro sostegno
e la vostra solidarietà per il mio processo. Voglio anche ringraziarvi a nome
dei miei colleghi che sono in prigione e che stanno tentando di fare il loro
lavoro in un momento così difficile.
In Turchia si respira sempre di più una atmosfera autoritaria.
La libertà di espressione , e in maniera specifica la libertà di stampa, è
totalmente a rischio.
Le autorità continuano a usare in maniera aggressiva il codice penale, la legge
sulla diffamazione e le norme anti terrorismo per reprimerci.
Il mio processo relativo alla
pubblicazione della copertina di Charlie Hebdo ne è solo un esempio. Per il
fatto di aver pubblicato questa caricatura che raffigura una attitudine umana,
simbolizzata dalla frase "Tutto è
perdonato" e dal famoso slogan "Je Suis Charlie", noi rischiamo
da 4 a sei anni di carcere.
Nonostante nella laica repubblica turca
non ci sia una legge sulla blasfemia, siamo accusati di incitamento
all'odio pubblico e di attacco ai valori religiosi.
Sappiamo tutti che lo slogan "Tutto è perdonato" non esprime nessun
tipo di violenza o di odio.
Ma questo processo dimostra che siamo tutti in pericolo a causa del crescente
fanatismo religioso in Turchia.
E questo è anche uno dei motivi del comportamento politicamente irrazionale delle nostre autorità.
Mentre voi in occidente avete il problema della islamofobia, noi abbiamo il
problema politico crescente dell'Islam.
Giorno dopo giorno stiamo perdendo i
nostri valori secolari.
Pertanto spero che voi riusciate a
portare la questione dei giornalisti
turchi all'attenzione delle autorità di tutta Europa.
Vi saluto e vi ringrazio nuovamente per la vostra solidarietà».
Giornalisti, Della Vedova incontra Fnsi e Reporter Senza
Frontiere
Presentato rapporto su cronisti uccisi, carcerati o scomparsi nel 2015
Il sottosegretario agli Affari esteri e alla Cooperazione
internazionale, Benedetto Della Vedova, ha ricevuto alla Farnesina una
delegazione della sezione italiana di Reporter Senza Frontiere. Guidata dal
presidente e dal segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele
Lorusso, la delegazione ha consegnato al sottosegretario il rapporto
dell’organizzazione sui giornalisti uccisi nel mondo nel 2015, nonché il
bilancio dei reporter in carcere, ostaggi o scomparsi nel 2015.
Facendo rilevare l’aumento di giornalisti rimasti uccisi non in zone di guerra,
tra cui le vittime dell’atroce attacco a Charlie Hebdo a Parigi il 7 gennaio
2015, i rappresentati di Reporter Senza Frontiere hanno posto in rilievo in
particolare il caso della libertà di informazione in Turchia, con il maggior
numero di giornalisti detenuti nel corso del 2015.
La delegazione ha ricordato la manifestazione organizzata da Fnsi, Usigrai e
altre organizzazioni davanti all’ambasciata turca a Roma che si è svolta ieri,
in coincidenza con la prima udienza del processo contro Ceyda Karan,
giornalista turca del quotidiano “Cumhuriyet”, sotto processo per aver
ripubblicato vignette di Charlie Hebdo.
Si è poi parlato del caso dei due giornalisti, sempre del quotidiano
“Cumhuriyet”, il capo redattore Can Dündar ed il responsabile dell’ufficio di
Ankara Erdem Gül, arrestati il 27 novembre scorso e sotto processo per “appartenenza a un’organizzazione
terroristica, divulgazione di segreti e spionaggio”. Altri casi menzionati di
compressione della libertà di informazione sono stati l’Azerbaigian e l’Arabia
Saudita.
Il governo italiano, ha assicurato Della Vedova, è estremamente sensibile al tema della libertà di opinione e
di stampa in generale e, per quanto concerne in particolare il caso della
Turchia, confida che l’apertura dei relativi capitoli negoziali con la Ue possa
indurre a progressi in questo settore, inducendo Ankara, con il dialogo e con
la prospettiva concreta di accesso alla Ue, a abbracciare in pieno i migliori
standard europei in questo settore. (AdnKronos, Roma, 22 gennaio 2015)
MULTIMEDIA
Di seguito alcune foto dell'incontro al ministero degli Esteri. Qui il video della manifestazione, con le interviste al presidente Giulietti, al collega kurdo Xerip Siyabend e al presidente di Stampa Romana, Massimo Rocca, realizzato da Paolo Tripaldi.