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Editoria 19 Lug 2013

"Rilanciare l'editoria, cominciando a lasciare l'iva al 4%"

''Adottare nel piu' breve tempo possibile ogni misura idonea a sostenere e a rilanciare il settore dell'editoria, valutare forme di credito alle aziende produttrici e prevedere che si continui ad applicare ai prodotti editoriali l'aliquota Iva al 4%, in quanto la maggiorazione di tale imposta farebbe calare le vendite, con conseguente ulteriore calo di livelli occupazionali, e produrrebbe un minore gettito fiscale, al posto delle maggiori preventivate''.

''Adottare nel piu' breve tempo possibile ogni misura idonea a sostenere e a rilanciare il settore dell'editoria, valutare forme di credito alle aziende produttrici e prevedere che si continui ad applicare ai prodotti editoriali l'aliquota Iva al 4%, in quanto la maggiorazione di tale imposta farebbe calare le vendite, con conseguente ulteriore calo di livelli occupazionali, e produrrebbe un minore gettito fiscale, al posto delle maggiori preventivate''.

E' quanto chiedono i senatori del gruppo Grandi Autonomie e Liberta', Mario Ferrara, Antonio Scavone, Giovanni Bilardi, Laura Bianconi, Giuseppe Compagnone, Giovanni Mauro e Lucio Barani, in un'interrogazione rivolta al ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, e al ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato.  ''Il comparto dell'Editoria - si legge nell'interrogazione - sta attraversando una drammatica crisi che registra un drastico calo delle vendite e una rovinosa caduta degli introiti pubblicitari. Preso atto che l'art.19 del Dl 63/2013, attualmente in fase di conversione, prevede l'aumento dell'Iva sugli abbinamenti editoriali a quotidiani e periodici dal 4% al 21%, con un incremento del 500%'' si chiede ai ministri di '' prevedere che si continui ad applicare ai prodotti editoriali l'aliquota Iva al 4%''. Secondo i senatori, infatti, ''l'eventuale conversione del Dl determinerebbe la scomparsa dalle edicole di dvd, cd e beni connessi, in quanto prodotti culturali, alla diffusione delle pubblicazioni, togliendo dal canale di diffusione il 35% delle vendite complessive'' che porterebbe alla ''chiusura di ulteriori punti vendita''. E, conclude l'interrogazione, ''la chiusura delle edicole significherebbe la perdita dell'ultimo presidio che consente di portare a tutti i lettori informazione e cultura''. (ANSA 19 LUGLIO 2013).

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