''La lotta dei giornalisti contro le pretese e l'arrogante determinazione degli editori italiani di imporre nel mondo editoriale procedure e forme di sfruttamento e di controllo del lavoro intellettuale indegne di una società civile, libera e democratica non possono lasciare indifferenti i cittadini e i lavoratori italiani che operano in altri settori, né le istituzioni, né un'azienda di servizio pubblico come la Rai''. Lo spiega il consigliere d'amministrazione Rai Sandro Curzi.
''In questa occasione, ancora una volta - continua Curzi - la Rai si trova nella paradossale situazione di essere la più importante datrice di lavoro giornalistico - e quindi direttamente e fortemente interessata alle norme che regolano il settore e al confronto contrattuale, specie se incentrato su temi delicati com'è il caso di quello in corso - eppure di essere sostanzialmente estraniata dalla trattativa. La Rai, infatti, è solo 'osservatrice' all'interno della Fieg. Detto questo, a parte il sostegno e l incoraggiamento che anche sul piano personale ritengo di avere il diritto e il dovere di assicurare alla categoria, alla quale peraltro appartengo da più di mezzo secolo, ritengo come consigliere di amministrazione che la Rai debba fare la sua parte nella trattativa. Con trasparenza e decisione. Fra l'ipotesi di rompere con la Fieg e quella di restare impotenti a osservare quello che succede, l'azienda può e deve dire e fare la sua. Cominciando, con l'operare una decisa pressione sulla Fieg affinché‚ si riaprano le trattative, come peraltro auspicano anche il governo e la quasi totalità degli schieramenti politici, e, se necessario - conclude - con l'operare saggiamente nella parte di trattativa che la riguarda: quella dei rapporti contrattuali integrativi con i propri dipendenti''. (ANSA)