I giornalisti del Secolo XIX e quelli italiani nei prossimi giorni saranno probabilmente costretti ancora a scioperare. Negli ultimi tre giorni (ma anche in precedenza) non avete letto le nostre firme, quelle dei collaboratori pagati (poco) a pezzo, quelle di collaboratori illustri come Maurizio Maggiani e Bruno Vespa che hanno significativamente aderito alla protesta. E’ probabile che la prossima settimana Il Secolo XIX e la stragrande maggioranza dei giornali, non siano in edicola, né troverete aggiornamenti sul sito online.
E’ già accaduto in altre 14giornate. In edicola, in caso di sciopero, troverete qualche giornale costruito con l’impiego di stagisti, pensionati, collaboratori invitati al lavoro con la promessa di un contratto se consentiranno la rottura della solidarietà tra giornalisti. O quelli editi da cooperative che esprimono la loro solidarietà prevalentemente solo a parole, per le quali il sindacato dei giornalisti si è impegnato e continua a impegnarsi affinché siano sostenute e possano avere il loro spazio. Gli editori, da due anni, rifiutano di sedersi attorno a un tavolo per parlare, discutere, confrontarsi. Non c’è un problema solo economico, anzi, la parte salariale è quasi diventata marginale nel corso di questi due anni di non discussione: l’obiettivo, neppure troppo nascosto, è quello di fare i giornali senza giornalisti, senza un contratto di lavoro (previsto dalla Costituzione e richiamato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per due volte all’unanimità e senza contrapposizioni, da tutto il Consiglio della Regione Liguria) senza nessuna garanzia per il loro futuro. Con la Federazione nazionale della stampa, il nostro sindacato, abbiamo dato da tempo la disponibilità a trattare senza pregiudiziali, abbiamo accettato la mediazione del ministro del Lavoro e del governo, tavoli di confronto separati sui temi della riforma delle norme sul lavoro autonomo, per la previdenza e per la riforma dell’editoria. Ma gli editori continuano a dire no al confronto contrattuale. Hanno detto di no, per mesi e mesi, alla sola “idea”di discutere di precariato e di lavoro autonomo accusandoci di volere fare assumere i collaboratori: noi chiediamo per questa sempre più consistente area di lavoro, garanzie professionali, retribuzioni eque e decorose. E’ un delitto? Come Comitato di redazione, con l’Associazione Ligure dei Giornalisti e la Fnsi, abbiamo fatto di tutto fino a oggi per evitare questo epilogo. Ma agli editori, probabilmente, interessa poco. Il Secolo XIX ha una storia in cui i suoi Editori sono stati sempre un esempio di editoria “pura”e corretta nei rapporti con la redazione e nelle relazioni sindacali, anche in vertenze dure e difficili. Oggi assistiamo al silenzio accondiscendente del nostro Editore rispetto a posizioni oltranziste e inconcepibili di molti suoi colleghi, a quelle votate al mero interesse di padroni di giornali che sono strumento di potere economico politico di entrambi i poli. Assistiamo al silenzio del nostro Editore di fronte alle aperture di alcuni editori e direttori come quelle espresse dal direttore della Stampa, dell’editore e del direttore del gruppo dell’Adige, del gruppo editoriale San Paolo e di Famiglia Cristiana, dell’Avvenire, agli appelli del Presidente della Repubblica. Le uniche parole ascoltate alla convention aziendale del Secolo XIX sono state quelle a sostegno della filosofia del giornalista “low cost”, a basso costo, flessibile, utile per ogni necessità. Cari lettori, con voi e anche per voi poniamo una domanda al nostro Editore: dottor Carlo Perrone, condivide, con i suoi collaboratori, la linea della Fieg? O ritiene ancora valida quella che ha caratterizzato la storia del suo, come nostro, dei giornalisti e dei lettori, Decimonono, legata alla concertazione e al dialogo? Se è ancora legato a questa storia lo dica pubblicamente, porti avanti questa storia e tradizione anche all’interno della Fieg. Noi, davanti alla linea di chiusura,di rifiuto del confronto, continueremo a reagire. Per la nostra dignità, per quella dei colleghi meno garantiti, per i lettori. E anche per quella del Secolo XIX. IL COMITATO DI REDAZIONE DE IL SECOLO XIX Documento condiviso dalla Associazione Ligure dei Giornalisti Fnsi Risposta dell’editore SE DOPO 14 giorni di sciopero editori e giornalisti non sono riusciti ad aprire un tavolo di trattative, significa che vi è un problema serio e che le rispettive posizioni sono distanti. E’ anche inusuale che i giornalisti scrivano una lettera aperta al loro editore,ma è con la consueta franchezza e trasparenza che rispondo. La Fieg, nella quale mi riconosco pienamente, ha già dichiarato che non intende esasperare il conflitto,ma non può avviare un dialogo con la controparte se questa non comprende il fatto che scelte e accordi inadeguati si rifletteranno pesantemente sul futuro e umenteranno i rischi che tutto il mondo della comunicazione sta correndo. Oggi i vecchi equilibri sono sconvolti. Un’immensa onda continua a spazzare il mondo delle comunicazioni che si sta velocemente trasformando da mass media a media digitale. Dieci anni fa società come Amazon, Google, Wikipedia non esistevano ed oggi appaiono come i più agguerriti concorrenti dei quotidiani. Internet sta determinando un cambiamento epocale e l’era della banda larga favorisce l’integrazione e lo sviluppo della multimedialità. Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, definisce, giustamente, il digitale come le “nuove rotative” della società dell’editoria e della comunicazione. Tra pochi anni prenderà la leadership una generazione cresciuta nell’era dell’interattività e già da oggi, sempre di più, i lettori saranno protagonisti attivi al processo di elaborazione delle notizie. Proprio oggi troverete sui giornali la notizia che “l’uomo dell’anno” della rivista Time siete voi navigatori e che lo strumento che rende ciò possibile è il world wide web. Di fronte a questo scenario, il Sindacato ha riproposto uno schema vecchio e tradizionale di ulteriore rigidità e condizionamenti organizzati. Se le 71 rivendicazioni salariali e normative chieste dal Sindacato venissero introdotte, porterebbero Il Secolo XIX, entro poche settimane, ad una crisi irreversibile con fortissime ripercussioni sull’occupazione giornalistica. Vorrei ricordare a tutti che condizione necessaria ma non sufficiente per avere una libera stampa è avere bilanci in attivo. Gli editori vogliono un contratto, ma un contratto che permetta loro di raccogliere queste sfide e partecipare con successo a questa grande trasformazione del mondo della comunicazione per difendere i posti di lavoro e per garantire la vita e lo sviluppo delle aziende. CARLO PERRONE P.S. Alcuni brillanti opinionisti e uomini politici hanno provocatoriamente espresso il loro desiderio di togliere tutti i contributi che lo Stato elargisce all’editoria. Raccolgo volentieri questa provocazione e Il SecoloXIX è disposto a rinunciare all’unico contributo che riceve (50%delle spese telefoniche),ma vedrete che i veri difensori di questi contributi non sono la maggior parte degli editori,ma tutti i partiti politici con il pieno appoggio del Sindacato dell’associazione dei giornalisti. Questi contributi, che tra l’altro distorcono il libero mercato con forme di concorrenza sleale, vengono elargiti prevalentemente ai giornali di partito o con sponsor politici e alle cooperative, che sono di regola piccole imprese editoriale di origine politica o associazionistica.