La libertà di stampa non ha confini ed è necessario accendere i riflettori anche su tutte quelle realtà, non solo italiane, dove la libertà di stampa è in pericolo ed i colleghi sono perseguitati per il solo fatto di raccontare verità scomode.
Di questo si è parlato questa mattina nella sala “Tobagi” di
corso Vittorio Emanuele II dove Federazione nazionale della stampa e Ordine dei
giornalisti del Lazio hanno organizzato un seminario sui migranti nel giorno in
cui a Bruxelles si tenta di dare una risposta europea al drammatico fenomeno delle
migrazioni.
Alla presenza dei vertici di Fnsi e Odg Lazio, delle associazioni interessate
come Migrare, Ossigeno per l’informazione e Articolo 21, l’occasione è servita
per accogliere e ascoltare le testimonianze di 5 cronisti dell’emittente somala
Radio Shabelle, una delle poche voci libere di Mogadiscio.
È stato ricordato che in tre anni i giornalisti di questa emittente, che si è
battuta per la protezione e la conservazione dei fondamentali diritti civili di
quel Paese, ed è stata per questo chiusa dal regime, hanno pagato il caro
prezzo di 13 vite e altrettante persecuzioni, torture e processi.
Ed è stato grazie all’intervento del ministero degli Esteri, del sindacato
nazionale, con il presidente Santo Della Volpe e il segretario Raffaele
Lorusso, e dell’ordine dei giornalisti regionale, con la presidente Paola
Spadari, che è stato possibile invitare in Italia i 5 colleghi di Mogadiscio, Mohamed
Bashir Hashi, Ahmed Abdi Hassan, Mohamed Abdullahi Jama, Mohamed Abdi Warsame e
Mohamed Mohamed Dahir che hanno così potuto raccontare la loro difficile storia
professionale all’interessata platea di giornalisti italiani.
L’incontro è servito poi al segretario della Fnsi Raffaele Lorusso per
sottolineare come anche in Italia la libertà di stampa non sia più un valore
acclarato, ma che al momento viene messa in discussione da alcuni provvedimenti
legislativi.
“La riforma delle intercettazioni e il Jobs act – ha detto Lorusso - introducono
misure che indeboliscono il lavoro e l’autonomia dei giornalisti. Questo è
inaccettabile. Sono piccoli segnali che ci impongono però di tenere alta la
guardia a difesa del diritto/dovere dei giornalisti di informare i cittadini”.
“È un fenomeno – ha concluso il segretario Fnsi - che riguarda non solo
l’Italia ma anche Francia e Spagna dove gli spazi della libertà di informazione
vanno sempre più restringendosi. E, come testimonia la presenza dei colleghi
somali qui oggi, che riguarda troppi Paesi del mondo. La Fnsi è sempre al
fianco dei giornalisti per la libertà di stampa: per questo la Federazione ha
sostenuto con convinzione questa iniziativa”.
“La presenza dei 5 colleghi somali per noi ha un doppio significato – ha detto
la presidente dell’Ordine del Lazio, Paola Spadari – sono al tempo stesso
cittadini che hanno bisogno di protezione e giornalisti perseguitati”. La
presidente ha poi ricordato i capisaldi dell’agenda europea e richiamato i
colleghi ai doveri deontologici nel trattare l’informazione che riguarda i
richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta dei migranti contenuti nella
Carta di Roma, che detta regole e comportamenti quando si tratti di questo
fenomeno delicato che richiede l’uso di termini appropriatati evitando la
diffusione di informazioni imprecise e sommarie. Al seminario hanno preso la parola, tra gli altri,
anche Massimo Mingiardi, generale
dell’esercito che ha effettuato numerose missioni in diversi Paesi africani,
Shukri Said, dell’associazione Migrare, Beppe Giulietti, portavoce di Articolo
21, Alberto Spampinato, di Ossigeno per l’informazione, Silvia Resta,
segretaria dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Carlo Picozza, responsabile
Odg Lazio per la formazione, e Beatrice Curci, direttrice di Stampa Romana.