La prestigiosa sede del Teatro Argentina in Roma ha ospitato questa mattina un migliaio di giornalisti italiani riuniti a discutere, tra l’altro, della grave situazione della libertà di stampa e di espressione in Somalia dove Shabelle Media Network, editrice delle due emittenti, Radio Shabelle e Sky FM Radio, è stata chiusa per ben tre volte nell’arco di un anno ed i suoi esponenti sono stati tratti in arresto e condannati a pene convertibili in ingenti somme di denaro.
Tutti meno uno: Mohamed Bashir Hashi che langue ancora nelle galere somale con
accuse gravissime di terrorismo senza che ancora si siano indicate le prove a
suo carico mentre nella sua carriera c’è l’aver diffuso la notizia della
violenza sessuale ai danni di Fadumo Abdulqadir Hassan, la giornalista di Kasmo
Radio (la voce delle donne) da parte di due esponenti della Polizia Politica
somala: l’ufficiale Abdicasis “Africa” e il poliziotto Jebril Abdi che non sono
mai stati processati.
Il protrarsi della reclusione di Mohamed Bashir Hashi deriva dal suo rifiuto di
ritrattare l’intervista che fece a Fadumo e che è ancora visibile su Youtube:
un rifiuto che non gli permette di lasciare il carcere.
“La sua reclusione – scrive sul suo blog la giornalista Shukri Said –
costituisce una violazione gravissima perché riguarda la libertà di stampa e di
espressione, cioè fondamentali libertà civili, in una Somalia dove in tal modo
si cerca anche di dissuadere le donne a denunciare gli stupri subiti. Una
Somalia che, però, è sostenuta dalla comunità internazionale. Non sarà forse un
caso isolato, ma è comunque una palese anomalia che un regime autoritario sia
sostenuto dalla comunità internazionale”.
“In questi casi, in genere, ci si nasconde dietro le esigenze della
governabilità. In effetti – si legge ancora nel blog – la Somalia ha bisogno di
stabilità e continuità governativa, ma è proprio il regime del Presidente
Hassan Sheikh Mohamud ad aver cambiato tre primi ministri in un paio d’anni.
Dunque di stabile, in Somalia, c’è solo il Presidente Mohamud che, però, non
riesce a conciliare la governabilità con la libertà di stampa e con quella di
espressione. Si tratta di un’incapacità che non stupisce in chi non ha mai
governato, né partecipato in alcun modo alla vita politica e neppure alla
macchina burocratica prima delle elezioni parlamentari dell’agosto 2012.
Stupisce invece che la comunità internazionale ne subisca supinamente le scelte
autoritarie.
Da parte del Presidente Mohamud si teme che la libertà di espressione possa
portare all’incitamento al crimine e, guarda caso, proprio questa è una delle
accuse che il regime somalo ha addebitato a Shabelle Media Network.
Eppure il fondamento della democrazia è proprio nella diversità delle opinioni.
Non c’è dubbio che, sia pure nella possibilità dell’alternanza, i regimi
democratici siano stabili. E’ il non accettare l’opinione degli altri e,
addirittura, impedire che gli altri possano esprimersi a radicare il
totalitarismo, ma di questo totalitarismo somalo la comunità internazionale non
può essere il sostegno”.
“Facciamo appello – conclude Said – alle istituzioni italiane ed al Ministro
degli esteri Paolo Gentiloni in modo particolare, nonché alle istituzioni
europee ed al vertice della diplomazia europea Federica Mogherini affinché si
faccia sentire alta la disapprovazione verso il regime somalo per il protrarsi
della reclusione di Mohamed Bashir Hashi che altro non è che una forma di
tortura”.
Dal blog di Shukri Said