Walter Tobagi, giornalista, intellettuale, storico, è stato Presidente dell’Associazione Lombarda dei giornalisti, la più importante d’Italia. Walter si impegnò moltissimo nel sindacato, e le sue idee gli costarono la vita. Il Presidente dell’Alg lo fece “da cronista”.
Innanzitutto “voleva, cercava di capire per poter spiegare”. Capì che bisognava dare voce alle varie anime del mondo giornalistico e riuscì a imporre per le elezioni degli organismi territoriali e federali il sistema proporzionale. Fondò nel 1978 una componente sindacale chiamandola “Stampa democratica”. Allora il termine “democratico” sembrava appannaggio esclusivo di qualcuno. Ricordo “Magistratura democratica”, “Genitori democratici”. In sostanza “i democratici” erano solo coloro che stavano in una sinistra ben definita. E lui, cattolico, socialista riformista che preferiva il ragionamento approfondito alle etichette, volle ridare al termine democratico il valore che ha. Volle dire che la democrazia è esercizio complesso, valore che si ispira al principio di tolleranza, di rispetto delle idee. Non solo. Walter credeva nell’autonomia del sindacato. Le ideologie e i partiti non dovevano condizionare il sindacato che basa la sua azione sui valori della solidarietà e degli interessi collettivi sanciti nel contratto nazionale. Più in dettaglio Walter riteneva che le crisi aziendali non dovevano frenare l’azione sindacale, che le nascenti tecnologie dovevano essere al servizio del giornalista e non strumento esclusivo di produttività e riduzione dei costi. Idee attualissime. Oggi la Lombardia concentra tutto il mondo dell’editoria: quotidiani, periodici, tv pubblica e privata nazionale e regionale, radio, agenzie. giornali on line. Al sindacato aderiscono più di 7.000 colleghi. Operano 104 Comitati di redazione. E l’azione sindacale, come vorrebbe Walter, si svolge nella massima autonomia: se prevalesse l’ideologia non si potrebbe discutere liberamente dei nostri problemi nelle redazioni che hanno cultura e orientamento diversi se non opposti. In Lombardia si editano Il Corriere della Sera e Libero, Il Giornale e Repubblica, si ascolta Radio Popolare e si legge La Padania, solo per citare alcuni esempi. Il Paese registra una crisi economica profonda e i riflessi sull’editoria sono evidenti. Ciò non deve frenare la nostra azione, ma adeguarla con una strategia intelligente. Walter diceva: “Non sono le parole tonanti ma i comportamenti di ogni giorno che modificano le situazioni, danno senso all’impegno sociale: il gradualismo, il riformismo, l’umile passo dopo passo sono l’unica strada percorribile per chi vuole elevare per davvero le condizioni dei lavoratori…”. Ho fatto mie quelle parole. In un moneto così difficile sento troppe urla, vecchi slogan. Stiamo affrontando un difficilissimo rinnovo del contratto nazionale. Credo nel gradualismo che non significa arrendevolezza. Significa avere le idee chiare. Nel momento difficile si usa la tattica prudente, rimandando l’attacco finale al momento più propizio nell’interesse della collettività. Guai portare allo sbaraglio l’intera categoria. Questo è il mio impegno, l’impegno di Stampa democratica e della coalizione che mi sostiene. Ma in democrazia contano i numeri e noi saremo rispettosi delle decisioni prese.