La stragrande maggioranza delle amministrazioni pubbliche della provincia senza un ufficio stampa. Pochissime realtà che hanno deciso di investire correttamente in quelle attività di informazione pubblica che rappresentano un diritto del cittadino a essere correttamente informati. Varie situazioni in cui pare configurarsi un esercizio abusivo della professione.
E’ questo quanto emerso con particolare evidenza nella riunione del direttivo dell’Associazione Stampa Toscana che si è tenuta a Pistoia e che, aperto a tutti i colleghi e le colleghe della provincia, ha consentito di fare il punto anche su un’ampia situazione di precariato giornalistico. Una situazione grave e non assolutamente adeguata per una corretta informazione pubblica, che sempre di più appare non solo come un diritto del cittadino ma anche come un investimento e un’opportunità per la pubblica amministrazione, anche alla luce delle nuove responsabilità e delle nuove competenze richieste agli uffici stampa, con lo sviluppo della multimedialità, dei social media, delle tv web. In riferimento a questi ultimi l’Associazione Stampa Toscana sottolinea che un’amministrazione pubblica non è obbligata ad avere un ufficio stampa, ma è obbligata, qualora abbia un’attività di ufficio stampa, a servirsi di giornalisti regolarmente iscritti all’Albo. Il sindacato dei giornalisti vigilerà sulla corretta applicazione della legge, anche alla luce della recente Carta dei Diritti e dei Doveri dei giornalisti degli uffici stampa recentemente approvata dall’Ordine, che classifica il lavoro negli uffici stampa come “attività prettamente giornalistica”. Nell’interesse anche dei cittadini, che hanno diritto a un’informazione professionalmente qualificata, si mette a disposizione delle singole amministrazioni per individuare soluzioni condivise e le invita a valutare anche la possibilità di una gestione associata, come previsto peraltro dalla legge regionale sull’informazione e la comunicazione pubblica: una strada che consentirebbe di offrire qualche possibilità di reddito a colleghi precari senza appesantire i bilanci comunali.