Una storia di ordinaria mala editoria: un gruppo di imprenditori che si improvvisano editori (per conto proprio o su suggerimento altrui?) resuscitano una storica testata romana, ma non sanno come gestirla e accumulano via, via un passivo sempre più pesante. Il guaio è che a pagare sono sempre gli stessi: i lavoratori, in questo caso giornalisti, che, sfruttati per un biennio fuori da ogni regola contrattuale, si vedono alla fine presentare il conto del fallimento dell’impresa.
L’Associazione Stampa Romana si schiera al fianco della redazione di Paese Sera e ha già mosso i propri passi per la regolarizzazione delle posizioni individuali fornendo ai colleghi tutta l’assistenza, sindacale e legale che necessitano.
D’altro canto l’Asr chiede anche a Parsitalia, società che sarebbe interessata all’acquisto della maggioranza delle quote societarie, di aprire un tavolo a tre, con sindacato e attuale dirigenza, per individuare soluzioni possibili, magari con l’attivazione di ammortizzatori sociali e ripensamento della struttura organizzativa.
La vicenda del Nuovo Paese Sera dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, come sia urgente la revisione delle leggi che governano un mondo, quello editoriale, che la crisi e il digitale hanno profondamente cambiato e che necessita di regole moderne a tutela delle professionalità e dell’autonomia dell’informazione.
CHIUDE IL “NUOVO PAESE SERA” L’APPELLO DELLA REDAZIONE “NON SPEGNETE UN’ALTRA VOCE”
Un giornale senza giornalisti. Mercoledì 31 luglio scadono i contratti dell’intera redazione di nuovo Paese Sera e la proprietà che da mesi è in trattativa con la società Parsitalia per la cessione delle quote societarie, ha minacciato di impedire dal primo agosto l’accesso ai giornalisti nella sede di via Carlo Emery 47.
Da quattro mesi i giornalisti non ricevono lo stipendio, così come i collaboratori che in alcuni casi vantano crediti da più di un anno. Nel corso di questo periodo l’azienda ha chiesto alla redazione continui sforzi per mantenere in vita il giornale proprio in vista della cessione delle quote e dell’ingresso di nuovo capitale.
La redazione, non senza difficoltà, ha sempre cercato di venire incontro alle richieste della proprietà, comprendendo il delicato momento dell’editoria. Lo ha fatto anche per un legame professionale e affettivo con ‘Paese Sera’ che ha visto i giornalisti coinvolti fin dalla fase di start up, nel 2011, per il rilancio della storica testata romana.
Tuttavia a pochi giorni dalla scadenza dei contratti, l’azienda ha deciso di far saltare in maniera unilaterale il tavolo di trattativa sindacale. Il pre-accordo tra i lavoratori e l’azienda, accettato a condizioni durissime dalla redazione, come nel caso delle ‘deroghe dei minimi’ salariali che permetteva il mantenimento dei posti di lavoro, è stato ulteriormente modificato al ribasso.
Si sta spegnendo così “la voce di Roma”, che per oltre due anni attraverso un quotidiano on line e un mensile cartaceo ha provato a raccontare la vita sociale, culturale, economica e politica della Capitale, con i suoi protagonisti, associazioni, movimenti e cittadini. Un giornale che è sempre stato al fianco dei lavoratori sostenendo le loro lotte e i cui lavoratori, oggi, vedono calpestati la loro professionalità, i loro diritti e la loro dignità.
Domani, 31 luglio, i lavoratori di ‘Paese Sera’ metteranno in atto una protesta nella sede del giornale, in via Carlo Emery 47, e invitano i lettori ad unirsi a loro.
La redazione di Paese Sera