Soddisfazione per l'adesione «pressoché totale dei giornalisti del Gruppo allo sciopero proclamato per la giornata di oggi» (sabato 19 ottobre 2024, ndr), fermezza nel rispedire al mittente «false ricostruzioni» delle ragioni della protesta e, infine, disponibilità al confronto con l'azienda sul futuro, «partendo dal presupposto che ogni proposta deve essere conforme alle regole e soprattutto rispettosa di una redazione che ha sempre fatto di tutto per portare in edicola e su internet una informazione di altissima qualità».
Sono solo tre punti di una lunga nota con cui il Coordinamento dei Cdr dell'Editoriale Nazionale (Qn, Quotidiano.net, La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino e Luce!) commenta la giornata di astensione dal lavoro proclamata dai rappresentanti sindacali in risposta ai nuovi tagli al costo del lavoro proposti dai vertici del gruppo di proprietà dell'editore Andrea Riffeser Monti, che è anche presidente della Fieg.
I giornalisti, riuniti in assemblea, hanno discusso di «una serie di drammatici problemi organizzativi ed editoriali chiedendo a gran voce lo sciopero, sciopero poi proclamato», spiegano ancora i Comitati di redazione, che replicano alle dichiarazioni di Riffeser Monti - che «ha ricostruito in maniera inesatta le ragioni che hanno portato alla protesta, definendo 'inaccettabile', 'incomprensibile' e 'provocatorio' il comportamento dei Cdr» - invitando editore e direzione «a un profondo esame di coscienza, ad analizzare puntualmente la situazione delle redazioni e dei giornalisti, che sono sfiduciati, arrabbiati e pronti a tutto».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato del Coordinamento dei Cdr dell'Editoriale Nazionale di sabato 19 ottobre 2024.
Il Coordinamento dei Cdr dell’Editoriale Nazionale (Qn, Quotidiano.net, La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino e Luce!) è soddisfatto dell’adesione pressoché totale dei giornalisti del Gruppo allo sciopero proclamato per la giornata di oggi. Abbiamo anche letto le dichiarazioni dell’editore, Andrea Riffeser Monti, che ha ricostruito in maniera inesatta le ragioni che hanno portato alla protesta, definendo ‘inaccettabile’, ‘incomprensibile’ e ‘provocatorio’ il comportamento dei Cdr, annunciando infine la volontà di intraprendere ‘un percorso non condiviso’.
Il Coordinamento, che si è riunito oggi, sottolinea ancora una volta che la richiesta di sciopero è arrivata direttamente dalla assemblea unitaria di tutti i giornalisti del Gruppo (alla quale hanno partecipato in centinaia), dove è stato presentato il nuovo piano di tagli previsto per il 2025, anno dove non sono disponibili ammortizzatori sociali per l’Editoriale. Durante l’incontro con l’azienda, il Coordinamento aveva respinto la proposta di autoriduzione dello stipendio (3 giorni a testa di permesso non retribuito al mese per tutto il 2025) considerandola offensiva e soprattutto fuori dal contratto nazionale di lavoro.
I Cdr hanno spiegato che era irricevibile un accordo che di fatto tagli strutturalmente il costo del lavoro; una proposta che arrivava dall’azienda di proprietà del presidente della Fieg e che avrebbe potuto creare un precedente pericolosissimo a livello nazionale.
La delegazione aziendale ha invece spinto su questo piano perché considerato il più veloce e semplice per avere un risparmio di 2 milioni e mezzo di euro sul costo del lavoro. Quel tavolo non è stato ‘rotto’, perché in alternativa – e responsabilmente – i Cdr avevano chiesto di esplorare altre forme di risparmio consentite dalle normative, ma solo dopo un confronto con tutta la redazione.
L’assemblea – che è stata puntualmente informata su tutto – ha quindi esposto una serie di drammatici problemi organizzativi ed editoriali chiedendo a gran voce lo sciopero, sciopero poi proclamato dai Cdr. Il Gruppo di Riffeser dal 2012 ha in essere quasi ininterrottamente piani di crisi (cassa integrazione o solidarietà e prepensionamenti) che non solo hanno eroso le buste paga, ma che hanno visto una riduzione in organico di centinaia di giornalisti (56 dal 2020 al 2023 e 18 nel solo 2024) portando alla chiusura di redazioni dalla Lombardia alle Marche, dall’Emilia-Romagna alla Toscana, dal Veneto all’Umbria, impoverendo giornali (e quindi il livello di informazione) radicati su territori importanti per il Paese, senza mai presentare un piano editoriale di rilancio. Quello che si sarebbero aspettati tutti al tavolo di venerdì, dove invece, pur alla presenza della direzione, non sono stati fatti accenni alla situazione editoriale, nonostante la pesante emorragia di copie.
L’assemblea, tra l’altro, ha puntato il dito contro nodi mai sciolti da azienda e direzione: quali strategie ci sono per il futuro? Perché nonostante i siti internet abbiano un robusto traffico di lettori i manager profumatamente pagati da anni non riescono ad aumentare i ricavi pubblicitari dal digitale e a creare una App per i portali? Perché, se i conti non tornano vengono chiesti solo e soltanto sacrifici alla redazione e non a chi ha responsabilità, a partire dall’amministratore delegato? Perché il giornale continua a essere pieno di articoli firmati da pensionati (alcuni dei quali si spacciano per inviati) a scapito dei giovani? Perché continuano i disastri nella stampa e nella diffusione dei nostri quotidiani?
Insomma, la redazione, all’ennesima richiesta di sacrifici (che nel tempo ha colpito anche gli articoli 2 e 12, gravati dalla cassa integrazione, e i collaboratori, che hanno compensi di pochi euro a pezzo), ha esternato tutto il proprio malumore verso azienda e direzione chiedendo lo sciopero immediato.
Quindi, il Coordinamento, ribadisce che non c’è stato nessun disegno precostituito e che non c’è nulla di provocatorio in quanto successo. Tant’è che la riunione era convocata da settimane e quindi poteva essere spostata da una delle parti in ogni momento. Anzi, invita l’editore e la direzione a un profondo esame di coscienza, ad analizzare puntualmente la situazione delle redazioni e dei giornalisti, che sono sfiduciati, arrabbiati e pronti a tutto, stupendosi che nessuno di loro se ne sia mai accorto. Il no all’incontro proposto venerdì da Riffeser per congelare lo sciopero è stato dettato dal fatto che nessuno si fida più di chi pensa solo a tagliare e le parole al vento o le promesse vane servono solo per alimentare ulteriori tensioni.
Il Coordinamento dei Cdr, quindi, rispedisce al mittente le minacce e le false ricostruzioni, e diffida l’azienda a procedere in scelte unilaterali che provocherebbero solo altre proteste; chiede ai giornalisti di attenersi da ora in poi alle ore di lavoro definite dal contratto di lavoro, di non aumentare i servizi extra per il web e la carta, di non fare straordinari (anche perché non pagati); infine si rende disponibile, nei tempi e nei modi che riterrà più opportuni, a confrontarsi nuovamente con l’azienda sul futuro partendo dal presupposto che ogni proposta deve essere conforme alle regole e soprattutto rispettosa di una redazione che ha sempre fatto di tutto per portare in edicola e su internet una informazione di altissima qualità.
Il Coordinamento dei Cdr