Il comitato di redazione del Messaggero, sulla base del mandato ricevuto dall'assemblea, ha proclamato un giorno di sciopero, in segno di protesta – si legge in una nota - contro la decisione dell'azienda di procedere al licenziamento di due giornalisti. "Sebbene ridimensionato rispetto alle intenzioni iniziali - prosegue la nota -, appare grave e senza precedenti il ricorso da parte della società editrice alla procedura di licenziamento collettivo ai sensi della legge 223/91, avviata per di più mentre era ancora in corso uno stato di crisi (ex lege 416/81) che ha portato all'uscita dal giornale di ventinove giornalisti.
Va ricordato che già con il precedente stato di crisi - conclusosi appena tre anni fa - avevano lasciato il giornale circa cinquanta colleghi".
"Tutto ciò si verifica mentre non è ancora risolta la questione del lavoro domenicale e festivo, la cui gestione sta comportando sensibili tagli alla retribuzione dei redattori, e mentre l'azienda impone nuove riduzioni ai compensi già esigui dei collaboratori. In questo contesto di sacrifici generalizzati crescono invece - incomprensibilmente - gli emolumenti dei massimi vertici aziendali. Chiediamo quindi l'immediato ritiro dei licenziamenti e l'avvio di una nuova fase di relazioni sindacali, in cui trovi spazio quello sforzo per la modernizzazione e il rilancio del prodotto editoriale che è nell'interesse di tutti. Ci scusiamo con i lettori che domani non troveranno in edicola il loro giornale". (ROMA, 16 MAGGIO - ANSA)
MESSAGGERO: FNSI VICINA A CDR COSTRETTO A SCIOPERO. RICOMPORRE SITUAZIONE DIFFICILE
“La Federazione Nazionale della Stampa Italiana manifesta piena comprensione e vicinanza al Comitato di redazione de Il Messaggero, costretto a indire un giorno di sciopero, per reagire alla decisione dell’azienda di procedere al licenziamento di due giornalisti.
La Fnsi non ha mai condiviso queste procedure e ha sempre favorito la ricerca di soluzioni per la riorganizzazione redazionale, anche con eventuale riduzione di organico, entro percorsi di confronto e di utilizzo ampio del welfare di categoria. Gli sforzi delle parti non sono valsi sin qui a raggiungere intese accettate da tutti. L’azione di protesta aziendale si trasformi, però, in una occasione per utilizzare il tempo residuo a disposizione allo scopo di ricomporre una situazione difficile in un quadro di compatibilità sostenibili”.