La chiusura senza accordo del tavolo sindacale sul trasferimento da Roma a Milano dei giornalisti di Libero è un'occasione mancata. Il quotidiano politico rinuncia così a un importante presidio – quello sulla Capitale – ormai a ridosso, tra l'altro, delle elezioni politiche.
È un'occasione mancata perché il sindacato aveva proposto soluzioni diverse, tutte respinte, alcune delle quali profondamente innovative. L'azienda e il direttore hanno detto no allo smart working, anche solo parziale. Hanno detto no alla flessibilità prevista dal contratto. Hanno detto no anche alla richiesta sindacale di proteggere maggiormente le lavoratrici madri, per le quali trasferirsi in un'altra città è certamente più problematico.
Ma è un'occasione mancata anche per tutti i giornalisti di Libero, non solo romani, nel senso che non è stato possibile capire, al tavolo sindacale, nemmeno quale diventerà veramente la vocazione del giornale, che peraltro negli ultimi tempi ha subito e sta subendo un'emorragia di copie: almeno 5mila quelle già perse.
Ci risulta incomprensibile come il rilancio possa avvenire traslocando a Milano l'intera redazione romana.
La Federazione nazionale della Stampa è vicina ai colleghi romani di Libero ed è al fianco del Cdr che ora chiede chiarezza e comunicazioni scritte e nei tempi previsti dal contratto sugli spostamenti e sulla riorganizzazione in atto.