Con una pagina comprata su un quotidiano nazionale, i giornalisti della Condé Nast Italia rivolgono l'ultimo appello all'azienda che domani, 8 marzo, negli uffici della Regione Lombardia, deciderà definitivamente e in maniera unilaterale di mettere in Cassa integrazione a zero ore cinque donne.
Sono le cinque colleghe – su 14 – che dopo la chiusura di Vogue Sposa, Vogue Bambino e Vogue Uomo non hanno accettato l'incentivo all'esodo proposto dall'azienda. Le altre nove sono uscite e con loro sono andati via dall'interno gruppo, sempre con il medesimo incentivo, altri 14 giornalisti. A fronte anche di tutte queste uscite, per Cdr, Fnsi e Alg c'erano tutti i presupposti per evitare la Cigs a zero ore e ricollocare le colleghe all'interno delle altre testate del gruppo. Di parere opposto l'azienda, che prima ha avviato le procedure di licenziamento e poi è tornata sui suoi passi, ma per attivare un ammortizzatore unilaterale a zero ore.
Invano il sindacato ha proposto un nuovo contratto di solidarietà di gruppo (l'ultimo è scaduto a fine dicembre), che avrebbe consentito risparmi all'azienda e avrebbe permesso di recuperare la professionalità delle cinque giornaliste. Con una svolta negativa nei rapporti sindacali, finora sfociati sempre in accordi, Condé Nast Italia ha deciso di andare avanti a chiedere la Cigs a zero ore per sole cinque giornaliste su un organico di 103 persone. Una scelta drastica, unilaterale, e non giustificata dai bilanci di un'azienda che fino a un anno fa non registrava perdite.
Come l'assemblea di Condé Nast, e insieme al Cdr, anche la Federazione nazionale della Stampa italiana e l'Associazione Lombarda dei giornalisti chiedono che domani, al tavolo regionale, l'azienda torni sulla decisione più volte annunciata e accetti una ricollocazione delle cinque giornaliste.