CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Internazionale 28 Feb 2006

Guerra e terrorismo: Libertà di stampa sotto assedio Una iniziativa Ifex a Bruxelles

Decine di organizzazioni che si occupano di libertà di stampa e diritti umani denunciano i crescenti attacchi contro chi lavora nei media.

Decine di organizzazioni che si occupano di libertà di stampa e diritti umani denunciano i crescenti attacchi contro chi lavora nei media.

"Non é un segreto per nessuno che la guerra al terrorismo stia minacciando costantemente il diritto alla libertà d'espressione. E cio' sta accadendo non solo nelle democrazie emergenti, ma anche nei paesi occidentali, dove, in nome della sicurezza nazionale, si sta restringendo sempre più l'accesso all'informazione". Queste sono le parole con cui Christopher Warren, presidente della Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ) ha aperto i lavori del dodicesimo convegno nazionale di IFEX (the International Fredoom of Expression eXchange). IFEX é una organizzazione che si occupa di creare dei network tra i diversi gruppi di libertà di stampa sparsi in tutto il mondo e di organizzare campagne in difesa dei giornalisti, in particolare in quei paesi dove non esistono istituzioni democratiche che difendano i diritti di chi lavora all`interno dei mezzi di comunicazione. Il meeting, tenutosi a Bruxelles e ospitato quest`anno da IFJ, ha visto la partecipazione di oltre 60 associazioni provenienti dai cinque continenti; sono inoltre intervenuti rappresentanti delle istituzioni europee, come Mario Oetheimer della Corte Europea per i Diritti Umani, Helene Flautre, presidente del Commissione per i Diritti Umani dell`Europarlamento e Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Europea. Quest`ultimo e` intervenuto proprio su uno dei temi piu` scottanti toccati durante la settimana dei lavori, vale dire quello delle vignette satiriche pubblicate in Danimarca. Frattini, senza sbilanciarsi eccessivamente, ha affermato che il diritto alla liberta’ d’espressione e quello alla liberta’ di culto sono due principi fondamentali e non negoziabili, sostenendo, inoltre, che la Commissione Europea non ha alcuna intenzione di adottare misure che possano limitare in alcun modo la liberta’ di esprimersi dei cittadini europei. “Quello che la Unione Europea puo’ fare_ ha detto Frattini_ e’ tentare di facilitare il dialogo interreligioso, lottando contro ogni forma di razzismo, antisemitismo o islamofobia”. Infatti, secondo il vice commissario, e’ il singolo giornalista che, basandosi sul suo senso responsabilita’, deve trovare il modo piu’ idoneo per toccare alcuni temi, senza mai dimenticare il tipo di contesto politico in cui si trova ad attuare. Un altro argomento di discussione e’ stato quello della censura in Internet. In questo senso, la testimonianza della giornalista tunisina Sihem Ben Sedrine si e’ rivelata particolarmente interessante. Infatti, in Tunisia il livello di controllo del Web ha raggiunto livelli altissimi. Molti siti di organizzazioni internazionali o di opposizione vengono oscurati, tutte le e-mail che entrano od escono dalla Tunisia vengono contrallate grazie a delle sofisticate attrezzature informatiche (vendute da multinazionali occidentali) e all’utilizzo di moltissimo personale. Nel solo 2001, afferma la giornalista, ben 400 ingegneri son stati assunti dalla polizia tunisina per svolgere azioni di controllo in Internet. Ma la cosa ancor piu’ grave e’ che tutto questo viene giustificato, anche a livello internazionale, in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo. Tra le altre delegazioni presenti al meeting particolarmente numerosa era quella proveniente dall’ America Latina. In paesi come il Salvador, il Guatemala, il Messico, la Colombia, uno dei maggiori problemi per chi lavora nei media, pare essere quello dell’esistenza di “poderes paralelos”. Esistono infatti, delle connesioni tra il potere poltico e le organizzazioni criminali, che non permettono lo svilupparsi di dinamiche tipiche degli stati democratici. In situazioni di questo tipo, il lavoro del giornalista si fa ancora ancora piu’ difficile, dal momento che non riceve alcuna garanzia dalle istituzioni. Per questo molto spesso si preferisce tacere piuttosto che perdere il lavoro, se non la vita. L’autocensura diviene, dunque una pratica molto diffusa che non garantisce ai cittadini un adeguato accesso all’informazione. Gli esperti presenti al congresso, infine, si sono detti molto preoccupati per la crescente concentrazione dei mezzi di comunicazione. Jane Duncan, direttrice dell’ Istituto per la Liberta’ d’Espressione (FXI), afferma che in molti paesi, dall’Europa dell’est al Sud Africa, si sta passando dai vecchi monopolo mediatici statali a quelli privati. Tutto questo sta portando al peggioramento delle condizioni di lavoro dei giornalisti, che sempre piu’ spesso, soprattutto a causa del fenomeno della convergenza, si trovano a lavorare per differenti media contemporaneamente. Tutto cio’ non puo’ che abbassare la qualita’ dell’informazione e gravare sui diritti dei lavoratori. E’ necessario, dunque che vengano prodotte leggi piu’ restrittive per limitare la proprieta’ dei mezzi di comunicazione e per garantire la trasparenza nei rapporti tra proprietari di media e potere politico. In questo senso, il “caso italiano” e’ stato piu’ volte criticato, soprattuto dopo che Freedom House, nella sua ultima classifica sulla liberta’ di stampa, ha definito l’Italia come paese “parzialmente libero”, unico esempio tra le democrazie occidentali.

@fnsisocial

Articoli correlati