«Il taglio unilaterale dei compensi, già esigui, ai collaboratori del Messaggero è inaccettabile nel merito e nel metodo. Che la paralisi dell'economia mondiale e nazionale stia incidendo in modo considerevole sui ricavi delle aziende editoriali, è fuor di dubbio. Affrontare una criticità evidente con una prova muscolare nei confronti di giornalisti precari, privi delle garanzie e delle tutele contrattuali e, pertanto, in una posizione di incontestabile debolezza, è misura che non può passare sotto silenzio. Stupisce che l'editore, con il quale il sindacato a tutti i livelli non si è mai sottratto al confronto, abbia scelto una strada sbagliata. Non soltanto perché le nuove tariffe, riviste al ribasso, rappresentano di fatto una violazione contrattuale, ma anche e soprattutto perché l'aut aut di fronte al quale vengono messi i giornalisti precari evoca scenari analoghi a quello in cui sono stati coinvolti i rider di Uber e che recentemente ha portato il Tribunale di Milano a commissariare quell'azienda con l'accusa di caporalato. Un conto, infatti, è la libera contrattazione, un altro comunicare – come si legge nelle lettere inviate ai giornalisti – che "al fine di proseguire la collaborazione giornalistica con la nostra testata, è necessario che lei rilasci il suo consenso all'applicazione dei nuovi tariffari". Nell'auspicare che l'editore voglia rivedere la propria decisione e accettare il confronto, la Fnsi sarà al fianco dei colleghi in ogni sede». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Questa vicenda – aggiunge – deve però spingere ad una riflessione più ampia sulla marginalizzazione del lavoro in Italia. La difficile situazione economica non deve diventare il pretesto per svilire ulteriormente la dignità del lavoro, trasformandolo di fatto in una sorta di ricatto sociale. Le diseguaglianze sempre più diffuse sono il risultato del disconoscimento, anche a livello politico, delle tutele e dei diritti del lavoro. Una situazione che la Fnsi ha sottoposto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione dell'incontro agli Stati generali dell'economia, auspicando un'inversione di tendenza. Serve un cambio radicale di politica: la dignità delle persone e il lavoro regolare devono tornare centrali».
Il Cdr: «Tagli insostenibili. A rischio la realizzazione del giornale»
«In questi ultimi giorni i collaboratori del Messaggero (quotidiano e sito) hanno ricevuto una mail dell'azienda che impone unilateralmente un ulteriore (e stavolta insostenibile) taglio dei compensi con effetto immediato per i pezzi forniti. Tagli che arrivano poco dopo la firma dello stato di crisi che partirà a luglio e senza alcuna comunicazione preventiva al Cdr che ha rimarcato in diverse occasioni come gli organici redazionali stiano lavorando ben oltre il limite della capienza e quanto diventi, quindi, indispensabile il lavoro dei collaboratori, che in alcune edizioni garantiscono di fatto l'uscita del giornale». È quanto denuncia, in una nota, il Comitato di redazione del quotidiano.
«Lo smaltimento delle ferie estive, quelle pregresse (su cui era stato firmato un accordo precedente al Covid, incrementato unilateralmente dall'azienda dopo l'esplosione dell'epidemia, nonostante la disponibilità garantita da tutta la redazione allo smart working) e i due giorni di cassa integrazione sottoscritti nell'accordo sullo stato di crisi, che andranno ad alleggerire i conti dell'azienda permettendo inoltre l'accesso ai prepensionamenti per alcuni colleghi, appesantiranno indiscutibilmente il lavoro della redazione già in seria difficoltà. A questo si aggiungono nuove richieste adottate unilateralmente dall'azienda, quali l'incremento delle pagine di alcune edizioni e l'incremento del lavoro sul sito appesantito ulteriormente per le redazioni locali anche dall'avvio di una pagina Facebook personalizzata», aggiungono i rappresentanti sindacali.
Pur consapevoli «della difficile fase che stiamo attraversando – incalzano – siamo rimasti stupiti di questi nuovi tagli anche per le modalità, visto che nella lettera inviata ai collaboratori viene imposta unilateralmente la decurtazione dei compensi, chiedendo però al collaboratore di rilasciare il consenso all'applicazione dei nuovi tariffari. Tutto questo nell'ottica, viene scritto nella lettera, "di riorganizzazione di più ampio respiro, già in atto, teso a raggiungere un assetto gestionale di massima efficienza operativa". Come se "l'efficienza operativa" potesse passare solamente attraverso il taglio dei costi e non finanche a una indispensabile cura e qualità del prodotto. Così si rischia di compromettere anche il futuro di prodotti strategici per la nostra testata, divenuti punto di riferimento anche grazie al lavoro di questi collaboratori che sebbene non siano dipendenti del quotidiano, fanno a pieno titolo parte del nostro patrimonio, sia per le competenze professionali che per l'assoluta disponibilità che hanno sempre dimostrato. Ci ha allibito la scelta dell'azienda di prendere una decisione simile in un momento così cruciale. Visti anche i segnali positivi che arrivano proprio dalle edizioni locali del quotidiano, abbonamenti digitali compresi, che dimostrano come il futuro debba essere orientato alla qualità dell'offerta d'informazione».
Per questo, conclude il Comitato di redazione, «stiamo agendo in questi giorni e agiremo con la massima determinazione per tutelare questo patrimonio indispensabile per il Messaggero ed evitare che vada disperso. Il Cdr chiede a Fnsi e a Stampa Romana di intervenire a fianco dei colleghi collaboratori. Chiede altresì all'azienda di congelare i tagli, per trovare una soluzione condivisa, che oltre a continuare a garantire al giornale una forza lavoro indispensabile, riconosca una retribuzione base rispettosa della dignità e dei compiti insostituibili che i collaboratori esterni svolgono quotidianamente».