“In esecuzione del vigente piano di ristrutturazione (senza firma Sigim), il Messaggero chiude le redazioni di Pesaro e Ascoli Piceno. Lo fa nel modo peggiore, con un blitz in piena estate che cancella le residue speranze di sopravvivenza che lo stesso editore non aveva escluso, limitatamente alla redazione di Ascoli, nelle interlocuzioni sindacali degli ultimi mesi”. Inizia così la nota con cui il Sigim, Sindacato giornalisti marchigiani, protesta per l’azione unilaterale dell’editore romano Caltagirone.
“Dal 1° agosto – prosegue il comunicato - redazioni chiuse e
locali in affitto restituiti ai proprietari, mentre da ieri è partito il
pressing dell'ufficio del personale sui redattori: c'è ancora incertezza su chi
sarà effettivamente rioccupato ad Ancona, chi accetterà una 'promozione' in
Lazio o chi aderirà a piani di esodo incentivato che l'azienda in queste ore
sta mettendo sul tavolo.
A uscire molto male da questa svolta sono il pluralismo informativo regionale,
da oggi certo più debole nonostante l'annunciata sopravvivenza delle edizioni
Pesaro/Marche centralizzate ad Ancona, e l'immagine stessa della testata alla
seconda 'ritirata' marchigiana dopo quella di fine anni Ottanta. La storia di
due redazioni fortemente radicate sul territorio e visceralmente attaccate al
buon giornalismo vive un epilogo drammatico e davvero poco rispettoso del
lavoro e dell'entusiasmo messi per tanti anni al servizio della testata.
L'accorpamento dei redattori superstiti nel capoluogo di regione - in un
superdesk dai numeri 'ballerini' adibito al confezionamento delle attuali tre
edizioni - e l'affidamento delle cronache pesaresi e picene a corrispondenti
locali - forse neppure contrattualizzati ex art. 12 - configurano un modo
davvero comodo di fare impresa che il sindacato stigmatizza, tanto più ad opera
di un'azienda quotata in Borsa.
A nulla sono serviti gli appelli e gli ordini del giorno delle istituzioni
regionali e locali. La drastica caduta delle copie marchigiane fin sotto quota
8.000, causata dalla scelta perversa dell'Editore di privilegiare il 'panino'
tra edizione nazionale del Messaggero ed edizione locale del Corriere Adriatico
(altro giornale del gruppo), ha accelerato il disimpegno.
Caduto l'invito del Sigim all'azienda a considerare, tra le opzioni di prodotto
pur rivisitato, anche la permanenza di art. 1 'remoti' nelle sedi fragili,
dalla vicenda Messaggero emerge il crescente pericolo di uno svuotamento progressivo
dell'informazione regionale: fenomeno su cui politica, imprenditoria e
istituzioni - già dal Sigim sollecitate con la prima giornata degli Stati
generali dell'informazione delle Marche lo scorso 18 aprile - dovranno
esercitare rapidamente la propria capacità di riflessione e proposta.
Il nuovo presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, invitato dal Sigim
agli Stati generali quando era ancora candidato, sa che nelle Marche c'è un
problema-informazione da affrontare con urgenza. Prima che il solco tracciato
dalla Caltagirone Editore spa possa diventare una strada emulativa per altri
soggetti, ora favoriti dalla minor concorrenza”.
Alle colleghe e ai colleghi, dipendenti e collaboratori, delle redazioni
marchigiane condannate a chiudere vanno tutta la solidarietà e la vicinanza
della Federazione nazionale della stampa.