Il Comitato di redazione de l'Unità ha deciso di indire tre giorni di sciopero a partire da oggi, mercoledì 6 giugno, in seguito alle decisioni assunte dall'azienda. «Pochi giorni fa – spiega il Cdr – alcuni redattori sono stati raggiunti da un ordine di servizio firmato dall'amministratore delegato (e non dal direttore come prevede il contratto nazionale) con il quale si comunicava che nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì nove redattori si sarebbero dovuti presentare in redazione per la fattura di un numero speciale del quotidiano l'Unità da mandare in edicola sabato 9 giugno. Si tratta della ennesima situazione paradossale in cui ci troviamo: ovvero la rottura unilaterale dell'accordo siglato al ministero del Lavoro con il quale l'azienda ha chiesto ed ottenuto la cassa integrazione a zero ore per i dipendenti per cessazione delle pubblicazioni. Oggi l'amministratore delegato e il direttore incaricato comunicano che intendono disattendere quell'accordo e quindi ci richiamano al lavoro, pur in un regime di cessazione delle pubblicazioni».
Il Cdr, i redattori e le redattrici dell'Unità «non intendono assecondare in alcun modo il non rispetto di un accordo siglato con il ministero e le relative norme di legge. Per questo motivo, nonostante i redattori richiamati in servizio si siano regolarmente presentati in redazione, il Cdr ha deciso di indire tre giorni di sciopero in accordo con la Fnsi che, dal canto suo, ha provveduto a segnalare al ministero quanto sta accadendo all'Unità».
Il Cdr, i redattori e le redattrici dell'Unità, durante l'incontro avvenuto nei giorni scorsi con la Fnsi e i rappresentanti legali dell'azienda, avevano spiegato di essere disponibili a tornare al lavoro ma nel pieno rispetto delle regole, chiedendo quindi all'azienda di presentare un piano editoriale e un piano industriale, che preveda un organico definito.
«Nonostante le richieste del sindacato – ricorda il Cdr – non è arrivato alcun segnale da parte di Unita Srl, un ennesimo atto di arroganza e di mancato rispetto delle regole da parte di un'azienda che ancora oggi non ha provveduto a pagare gli stipendi arretrati. Vogliamo solo ricordare che noi lavoratori abbiamo sempre difeso la testata: lavorando senza retribuzione e anche quando l'azienda per proprie responsabilità non è stata in grado di garantirne la stampa e la distribuzione in edicola. Il nostro senso di responsabilità non è mai venuto meno e sarà sempre al fianco di chi vorrà riportare l'Unità in edicola, ma nel rispetto delle regole e dei diritti».