«Oggi l'Unità non è in edicola. Nonostante la redazione avesse lavorato per tutta la giornata alla confezione del giornale. La ragione di questo gravissimo fatto dà conto della condizione drammatica che segna la nostra quotidianità: lo stampatore non viene pagato e alla fine ha deciso di bloccare le rotative». È quanto denuncia, in una nota, il Cdr dell'Unità.
«Siamo stufi – proseguono i giornalisti – di assistere al rimpallo di responsabilità tra i soci, a ricatti che si perpetrano sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori e che mettono a serio rischio il futuro stesso del giornale oltre che i nostri posti di lavoro. Non si è mai vista una proprietà che opera scientemente per recare danno al prodotto. Dopo il ricatto perpetrato ai danni dei lavoratori sugli stipendi trattenuti, assistiamo a un nuovo, preoccupante segnale del comportamento di un'azienda che sta dimostrando nei fatti il massimo disinteresse per l'Unità».
Dopo otto giorni di sciopero, prosegue il Cdr, «eravamo tornati al lavoro consapevoli della necessità di mantenere alta la mobilitazione perché consapevoli di una realtà tutt'altro che normalizzata. Così è impossibile andare avanti. Non è possibile lavorare in condizioni problematiche e poi sapere a mezzanotte che il tuo lavoro è stato inutile, che il giornale non verrà stampato. È una condizione intollerabile della quale la proprietà, a partire dal socio di maggioranza, deve dar conto. Lo diciamo con la massima chiarezza: non può esistere una trattativa sul contenimento degli esuberi con una proprietà che non è in grado di garantire una continuità aziendale».
Poi, rivolgendosi al direttore Sergio Staino, i giornalisti chiedono «di fare la parte che gli compete perché siano ristabilite le condizioni di una seppur precaria normalità: garanzie sul pagamento degli stipendi, garanzia che il giornale venga stampato. Non è più il tempo di velleitarie mediazioni o equilibrismi politici. In queste settimane – conclude il Cdr – abbiamo dimostrato senso di responsabilità e al tempo stesso una determinazione senza eguali a lottare per la difesa dei nostri diritti e della nostra dignità professionale. Questa lotta prosegue. Nelle prossime ore decideremo quali altre iniziative assumere se dall'azienda non verranno risposte certe, chiare e immediate».