La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti sono al fianco dei giornalisti della Periodici San Paolo che hanno proclamato per domani, 14 dicembre, una giornata di sciopero e di digiuno "per salvare la testata e lanciare un grido d'aiuto".
«Esprimiamo la solidarietà del sindacato ai colleghi di Famiglia Cristiana e delle altre pubblicazioni del Gruppo che, dopo mesi di trattative e dopo avere già sostenuto pesanti sacrifici, non sono riusciti ad ottenere dall’editore alcuna garanzia sul futuro delle testate e dei posti di lavoro. Le difficoltà si superano con il dialogo e con il confronto, non con il muro contro muro. Il successo di un prodotto editoriale si costruisce insieme con i lavoratori e non mortificandone le professionalità», rilevano Fnsi e Alg.
«I giornalisti di Famiglia Cristiana – aggiunge Paolo Perucchini, presidente della Alg – hanno anche deciso che la giornata di sciopero coinciderà con una giorno di digiuno personale. È una presa di posizione importante, che vuole rimarcare ulteriormente la straordinarietà del momento accendendo, con questo gesto ricco di significato, i riflettori della preoccupazione non solo per il futuro delle testate del gruppo, ma anche per il futuro stesso del loro lavoro e, di conseguenza, delle loro famiglie. Per questo motivo, sarò vicino ai colleghi il 14 dicembre partecipando con loro alla giornata di digiuno».
LE REAZIONI
Stampa Romana: «Non c'è Famiglia Cristiana senza giornalisti e dipendenti»
Abbiamo sempre pensato che la cornice di un impegno forte all'interno del cristianesimo sociale, la missione editoriale della San Paolo, potesse essere un argine ai comportamenti classici da editori padroni. Ci sbagliavamo. Lo sciopero e il digiuno di oggi segnano il confine tra immagini ideali e dura realtà. La realtà vuole che si arrivi allo sciopero della redazione dopo la disdetta unilaterale dell'integrativo da parte dell'azienda. Disdetta arrivata questa estate mentre era in corso lo svolgimento dell'ennesimo ammortizzatore sociale pagato dai colleghi di Famiglia Cristiana e, tramite Inpgi, da tutta la categoria. In pratica senza passare dal confronto sindacale, in presenza di uno strumento di contenimento dei costi, si apriva un altro fronte di tagli e di conflitti.
Il congelamento della disdetta e il confronto con il comitato di redazione, puro e semplice buon senso, hanno prodotto il nulla. Quello che stupisce della vicenda della San Paolo è l'assenza di una visione che vada oltre il taglio del costo del lavoro. Stupisce sinora l'assenza di un piano industriale. Si pagano ancora scelte sciagurate nell'avere rinunciato ad una distribuzione sicura e proficua del periodico nelle parrocchie. All'editore chiediamo questo: recuperare il senso profondo della missione editoriale, recuperare il senso sociale di un prodotto editoriale, capire bene a chi si vuole parlare e come intercettare i lettori di riferimento. Non c'è Famiglia cristiana senza i suoi giornalisti e i suoi dipendenti.
Segreteria Associazione Stampa Romana (14 dicembre 2017)