''Non si può non essere d'accordo con il principio che le banche debbano stare fuori dai giornali e anche da altri beni di interesse pubblico, almeno per quanto riguarda le possibili forme di controllo e gestione. È una nostra tesi storica: ma dobbiamo fare i conti con il mondo reale e con le esigenze che i giornali non siano ridimensionati o spenti per crisi finanziaria o altri errori''. È il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, a commentare così le parole del consigliere delegato di Intesa Sp, Enrico Cucchiani, che a proposito di Rcs ha ricordato le parole di Guido Carli, 'le banche non devono occuparsi di editoria'.
''È evidente - sottolinea Siddi - che nella situazione attuale, senza un apporto delle banche, nel caso specifico della Rcs in cui si combinano effetti pesanti della crisi economica e risultati negativi di una gestione di gruppo, il mantenimento dell'attività a livelli adeguati e soddisfacenti sarebbe messo in grave discussione''.
A giudizio del segretario generale della Federazione della stampa ''un mondo nuovo va costruito, serve una nuova imprenditorialità editoriale specifica e - prosegue Siddi - servono imprenditori disponibili a considerare l'investimento nell'impresa editoriale sapendo che questo è un settore che per qualche tempo non produrrà grandi margini di business. In linea di principio e di concretezza invece il problema dei conflitti di interesse, quali sono quelli possibili delle banche in funzione decisionale nei giornali, vanno risolti in radice: è arrivato il tempo di considerare uno statuto dell'impresa editoriale che tenga ben separati gli interessi altri di qualsiasi azionista o imprenditore dei media dagli scopi di un'azienda editoriale che deve garantire la fruizione di un bene pubblico come l'informazione'', conclude Siddi. (ROMA, 24 MAGGIO - ADNKRONOS)