Tagli ai compensi: la mobilitazione in atto fra i collaboratori del Gazzettino, in sciopero da giorni, seguita a quella dei collaboratori del Corriere del Veneto, ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica una realtà denunciata da tempo dai Cdr e dal Sindacato giornalisti, insieme all’Ordine. Il riferimento è all’inaccettabile sfruttamento del lavoro giornalistico di chi, da fuori, concorre ogni giorno alla realizzazione del 'prodotto finale', ovvero di quotidiani radicati saldamente nel territorio, voce e interpreti dell’identità sociale, culturale, politica, storica, economica». Così il Sindacato giornalisti del Veneto torna sulla vicenda che in questi giorni ha attirato l'attenzione degli organismi della categoria e dei rappresentanti di istituzioni e mondo politico regionali e non solo.
«Il valore aggiunto delle testate venete – incalza il Sgv – sta proprio in questo: nella presenza capillare nel territorio garantita dai collaboratori, specie in una organizzazione del lavoro che vede i redattori sempre più inchiodati al desk, schiavi di una tecnologia che invece di lasciare tempo da dedicare alla scrittura e alla impostazione delle singole pagine, costringe a incombenze che di giornalistico hanno ben poco. Ecco che la battaglia dei collaboratori, che noi preferiamo definire 'redattori aggiunti', pone il problema generale della qualità e della dignità del lavoro giornalistico: dentro e fuori le redazioni».
Come ci può essere informazione di qualità, prosegue l'Assostampa, «quando chi è dentro le redazioni è sottoposto a carichi e a turni di lavoro pesantissimi per il taglio continuo dell’organico e per l’aumento di mansioni perfino amministrative e/o impiegatizie, e chi è fuori è sotto il giogo della minaccia del taglio continuo dei compensi, già esigui, senza alcuna tutela, senza alcuna garanzia, in una condizione di assoluta precarietà?»
Sindacato e Ordine regionali, che hanno aderito al tavolo regionale messo a disposizione dall’assessora al Lavoro, Elena Donazzan, lanciano la mobilitazione: «Il fronte deve essere compatto. La solidarietà giunta ai collaboratori del Gazzettino, dai collaboratori del Corriere del Veneto, dagli 'strategici' di Athesis (L’Arena e il Giornale di Vicenza) e dai collaboratori dei giornali veneti del Gruppo Gedi (Corriere delle Alpi, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Nuova di Venezia) è un segnale di unità importantissimo, al quale ha aderito anche il Cdr della Rai del Veneto. Gli editori devono fare la propria parte: non possono rispondere alla crisi del settore con la mera logica della riduzione delle spese senza un piano di rilancio complessivo e condiviso. La sfida si vince con una informazione di qualità, libera, indipendente, critica e con giornalisti che non devono sentirsi minacciati: né dentro né fuori».
Ai giornalisti collaboratori del Gazzettino, a cui sono arrivate attestazioni di solidarietà da istituzioni ed esponenti politici di tutti gli schieramenti, esprimono vicinanza anche i colleghi dell'Associazione ligure dei giornalisti e i rappresentanti della Commissione lavoro autonomo della Liguria.
«L'Associazione ligure dei giornalisti e i membri regionali della Clan Fnsi, Commissione Lavoro Autonomo – si legge in una nota – esprimono piena solidarietà nei confronti dei colleghi veneti della redazione de 'Il Gazzettino', in sciopero dopo la decisione assunta unilateralmente dall’editore di tagliare i compensi dei collaboratori. Il sindacato della Liguria si unisce al Sindacato e all'Ordine dei giornalisti del Veneto esprimendo appoggio per quanto riguarda le azioni intraprese a tutela dei lavoratori».
«I nuovi 'compensi' da 4 euro a 19 euro lordi denunciati dal Cdr de 'Il Gazzettino' – affermano i rappresentanti liguri della Clan – considerati comprensivi di ogni spesa eventualmente sostenuta e al lordo delle trattenute contributive e fiscali, sono un grido d'allarme e un insulto alla dignità umana e professionale di collaboratori, freelance e precari che si trovano ogni giorno in tante realtà a dover accettare senza alcuna possibilità di contraddittorio da parte di editori senza scrupoli una 'contropartita economica' che con difficoltà si può definire 'tariffa' o 'pagamento'. Cifre che non possono essere considerate o equiparate in nessun modo ad uno 'stipendio' ma con le quali tanti colleghi in un momento di difficoltà e crisi dell'editoria si trovano a dover vivere».
«Da tempo denunciamo a livello nazionale – concludono gli appartenenti alla Clan della Liguria – una situazione sempre più pesante per chi ogni giorno da esterno alle redazioni continua a garantire un lavoro che è parte integrante dell'opera editoriale che permette ai giornali di uscire in edicola o online, con la categoria che in termini assoluti può dirsi sempre più rappresentata da precari piuttosto che da giornalisti assunti in pianta stabile dalle aziende. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere azioni precise su temi come quello dell'emanazione del decreto con i parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi da parte del ministero della Giustizia e la piena attuazione della legge sull'equo compenso ai giornalisti autonomi, l'unica strada per poter sostenere un'informazione libera e di qualità. Agli editori va invece chiesto uno sforzo di professionalità, la stessa pretesa dai giornalisti nello svolgimento del lavoro quotidiano. Dicano se è questo che intendono come miglioramento o se a fronte di una situazione dilagante considerino proprio queste le basi corrette per incidere sulle sorti di un'intera categoria di precari».