Nei prossimi giorni arriveranno le lettere di licenziamento per i 9 giornalisti e i 2 grafici editoriali della società che fa capo a Daniela Santanchè, la Visibila Magazine Srl in liquidazione. Il tutto mentre le testate su cui lavoravano, Visto e Novella2000, continuano a uscire realizzate da service esterni. Questo, di fatto, è il risultato della procedura di licenziamento collettivo che si è chiusa oggi in Regione con un mancato accordo sindacale. La Visibilia Magazine ha aperto la procedura di licenziamento disdettando unilateralmente un accordo di Cassa integrazione fatto per salvare i posti di lavoro e che era in piena validità.
«Molte – secondo l’Associazione Lombarda dei Giornalisti – le violazioni delle regole da parte dell’azienda. A partire dalla messa in ferie forzate, unilaterale, dei giornalisti, partita contemporaneamente alla messa in liquidazione della società e proseguita durante la procedura di licenziamento collettivo. I colleghi a casa e il lavoro appaltato all’esterno hanno, tra l’altro, determinato un oggettivo incremento di spesa: stipendi dei dipendenti e pagamento di un service esterno per svolgere lavoro che avrebbero dovuto fare i dipendenti stessi».
In secondo luogo, prosegue l’Assostampa, «l’azienda, anche in sede di confronto regionale, non ha mai precisato la data di cessazione delle pubblicazioni: Visto e Novella2000 continueranno ad andare in edicola anche se ora i giornalisti saranno tutti licenziati. Visibilia Magazine, inoltre, aveva dichiarato di voler cercare acquirenti per la società e le testate. Non avendoli trovati, ha ventilato la possibilità di un passaggio delle stesse testate ad altra azienda della galassia Visibilia: di fatto una cessione infragruppo con la sola esclusione della forza lavoro».
«Oggi, per l’editoria milanese, è un brutto giorno. Le riviste, Visto e Novella2000, perdono il loro valore primario: la professionalità dei giornalisti che hanno contribuito a costruire la loro storia», commenta il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini.
«In questi mesi - prosegue - abbiamo provato ogni strada per salvaguardare l’occupazione e l’esistenza stessa delle testate. Era stata concordata una cassa integrazione pesantissima per i lavoratori, con una percentuale fino al 47%. Ricordiamoci, tra l’altro, che si tratta di aiuti pubblici pagati dall’ente di previdenza dei giornalisti italiani. Dopo solo un anno l’editore non l’ha ritenuta più sufficiente e ha chiesto prima un innalzamento della percentuale tale da rendere impossibile di fatto la realizzazione delle riviste e la sopravvivenza di chi ci lavorava. Quando abbiamo fatto presente che le richieste erano insostenibili, Visibilia Magazine per tutta risposta ha avviato liquidazione e licenziamenti collettivi».
E Anna Del Freo, della segreteria Fnsi, afferma: «Per noi è evidente che Visibilia Magazine sta cercando di continuare a realizzare le riviste o di venderle ricavandone profitti dopo essersi liberate della "zavorra" dei colleghi che ci lavorano. La società ci aveva anche chiesto di mettere i dipendenti in cassa integrazione "a zero ore" mentre le riviste continuavano ad essere realizzate fuori, in violazione delle norme sugli ammortizzatori sociali. Una richiesta ovviamente inaccettabile, come non è accettabile, a norma di contratto, che venga aperta una procedura di licenziamento collettivo quando c’era la possibilità di soluzioni non traumatiche».