Graziano Urbinati (segretario generale CGIL Rimini), Massimo Coccia (presidente Confcooperative provinciale Rimini), Giancarlo Ciaroni (presidente LegaCoop Romagna), Gianfranco Nucci (già presidente dell'Ordine degli Avvocati provinciale di Rimini), Donatella Turci (presidente consiglio comunale Rimini), Marco Lombardi (Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna, presidente Commissione I - Bilancio, Affari generali ed istituzionali), Roberto Biagini (assessore giunta comunale Rimini), Cesare Mangianti (presidente ACER provincia di Rimini), quattro capigruppo di altrettanti gruppi consiliari in Comune di Rimini, Savio Galvani, Eraldo Giudici, Fabio Pazzaglia, Luigi Camporesi, fra i consiglieri comunali Gioenzo Renzi Simone Bertozzi, il consigliere provinciale Claudio Di Lorenzo, il segretario provinciale del PRC Eugenio Pari, Luigi Bonadonna di Scelta Civica.
Tra i firmatari quattro esponenti di spicco di FDI/An con il seguente messaggio: «A sostegno del lavoro e della professionalità dei giornalisti della Voce, sempre attenti ai problemi del nostro territorio. Non mollate!»,
firmato Gioenzo Renzi (consigliere comunale Rimini), Marina Mascioni (consigliere provinciale Rimini), Daniele Apolloni (consigliere comunale Santarcangelo), Luciano Bordoni (consigliere comunale San Giovanni in Marignano). Il consigliere provinciale del gruppo misto Di Lorenzo «invita la Provincia di Rimini ad aprire un tavolo sulla vertenza di lavoro».
L'on. Sergio Pizzolante, pur non firmando la sottoscrizione, ha inviato una sua nota di solidarietà: «Esprimo la mia solidarietà ai giornalisti de la Voce di Romagna e a tutto il giornale per lo stato di sofferenza che sta vivendo, nella speranza che quanto prima la crisi si possa risolvere dando piena soddisfazione dal punto di vista siaeconomico che professionale ai giornalisti e a tutti gli operatori. Sergio Pizzolante - Vicepresidente Gruppo NCD camera dei Deputati.»
Questo l'appello sul quale si stanno raccogliendo le firme.
SOLIDARIETA' AI GIORNALISTI DELLA «VOCE DI ROMAGNA»
Il corpo redazionale del quotidiano «La Voce di Romagna» è sceso in stato di agitazione permanente ed ha proclamato una serie di giornate di sciopero chiedendo all’azienda il rispetto dei diritti contrattuali elementari.
«Comprensibile l’esasperazione della ciurma da mesi costretta al digiuno», ha scritto in un editoriale il direttore Stefano Andrini comunicando le sue dimissioni irrevocabili dall’incarico, il 30 aprile 2014.
Quando in un giornale il pagamento degli stipendi è differito di sei mesi o effettuato con avanzamenti parziali, arbitrari e discriminatori, viene condizionata la libertà e qualità dell’informazione e pregiudicato «il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero».
Pertanto tale situazione non riguarda solo i professionisti coinvolti (varie decine) e le rispettive famiglie, non è anzitutto un problema di immagine di un giornale, ma un vulnus alla società e all’opinione pubblica romagnola. PER QUESTO CHIEDIAMO UNA FIRMA COME SEGNO DI SOLIDARIETA' AI GIORNALISTI DELLA «VOCE DI ROMAGNA» SCESI IN STATO DI AGITAZIONE PERMANENTE E SCIOPERO
Rimini, 1° maggio 2014
QUESTI I DOCUMENTI DELLA VERTENZA
A) RAVENNA, 29-30 MARZO 2014
«L'assemblea di giornalisti e collaboratori de “La Voce di Romagna”, consultatasi a Ravenna il 29 marzo e in votazione a maggioranza il 29-30 marzo, chiede all’editore e alla proprietà il rispetto dei seguenti punti:
1) garantire le normali retribuzioni nei tempi previsti, paritariamente per tutti e per ciascuno;
2) compiere ogni passo ragionevole per garantire la continuità aziendale, ovvero il passaggio ad un nuovo assetto proprietario, non scartando a priori nessuna soluzione, tanto meno quelle che consentono l’accesso ad ammortizzatori sociali.
Da settembre 2013 i giornalisti, i collaboratori e i fotografi della “Voce”, sempre corrispondendo lealmente a ogni direttiva ricevuta, hanno prestato la loro opera in condizioni proibitive e oggettivamente frustranti quando non impossibili, mettendo davanti al loro interesse quello del giornale: così ne hanno garantito l’uscita quotidiana, con i relativi ricavi per l’azienda, dando costantemente il massimo in termini di quantità di lavoro e qualità della prestazione. Non è una pretesa ma un normale diritto, sancito dai princìpi costituzionali fondamentali, dai codici e dal contratto di lavoro, esigere dalla proprietà e dall’editore risposte certe e concrete».
B) CESENATICO, 24 APRILE 2014
«L’assemblea dei giornalisti della Voce di Romagna incarica il CdR di aprire una vertenza con l’azienda, che comprenda anche i contratti recentemente non rinnovati, chiedendo l’impegno a regolarizzare a tempo indeterminato i prossimi contratti in scadenza, e quanti contribuiscono quotidianamente all’uscita
del giornale compresi i fotografi, pena la possibile apertura di cause o costose transazioni, in nome di una organizzazione interna del lavoro più razionale e di un prodotto giornalisticamente più forte.»
«L’assemblea delibera di proclamare lo stato di agitazione permanente del corpo redazionale de “La Voce di Romagna” con sciopero il giorno lunedì 5 maggio, e di affidare al CdR un pacchetto di altri 7 giorni di sciopero, il tutto finalizzato a chiedere all’Editore di provvedere a onorare nei confronti dei lavoratori gli impegni contrattuali, civilistici e costituzionalmente garantiti. Cesenatico 24 aprile 2014».
LA CONFERENZA REGIONALE DEI CDR: SOLIDARIETA' ALLA REDAZIONE DE "LA VOCE DI ROMAGNA"L'EDITORE PAGHI GLI STIPENDI E RISPETTI IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO GIORNALISTICO
Continuano a restare promesse, la cui data di attuazione si sposta sempre più in avanti, gli impegni dell'editore de "La Voce di Romagna" a pagare gli stipendi arretrati che arrivano fino ad alcuni mesi dello scorso anno.
Promesse che non sono mai accompagnate da precisi piani di rientro dal debito verso i dipendenti né dalla disponibilità a discutere con le organizzazioni sindacali la gravità della situazione al fine individuare le strade per farvi fronte.
Inoltre, l'editore non ha modificato il suo atteggiamento antisindacale, avendo dichiarato, nel corso di un incontro, di non riconoscere formalmente la rappresentanza sindacale prevista dal contratto di lavoro.
La Conferenza dei Comitati e fiduciari di redazione dell'Emilia-Romagna ritiene assolutamente intollerabili tali atteggiamenti, esprime solidarietà ai lavoratori e chiede a forze politiche ed istituzioni di far sentire la loro voce contro comportamenti che ledono principi e diritti costituzionali. 5 MAGGIO 2014
SI ACUISCE LA CRISI DEL QUOTIDIANO, DA MESI NIENTE STIPENDI
L'ASSEMBLEA DEL COLLEGHI APRE UNA DURA VERTENZA CON L'EDITORE
VOCE DI ROMAGNA: GRAVI VIOLAZIONI CONTRATTUALI E SINDACALI
SCIOPERO LUNEDÌ CINQUE MAGGIO E PACCHETTO DI ALTRI SETTE
L'assemblea dei giornalisti della Voce di Romagna riunitasi ieri 24 aprile a Cesenatico, ha messo ai voti ed approvato le seguenti mozioni:
«L’assemblea dei giornalisti della Voce di Romagna incarica il CdR di aprire una vertenza con l’azienda, che comprenda anche i contratti recentemente non rinnovati, chiedendo l’impegno a regolarizzare a tempo indeterminato i prossimi contratti in scadenza, e quanti contribuiscono quotidianamente all’uscita del giornale compresi i fotografi, pena la possibile apertura di cause o costose transazioni, in nome di una organizzazione interna del lavoro più razionale e di un prodotto giornalisticamente più forte.»
«L’assemblea delibera di proclamare lo stato di agitazione permanente del corpo redazionale de “La Voce di Romagna” con sciopero il giorno lunedì 5 maggio, e di affidare al CdR un pacchetto di altri 7 giorni di sciopero, il tutto finalizzato a chiedere all’Editore di provvedere a onorare nei confronti dei lavoratori gli impegni contrattuali, civilistici e costituzionalmente garantiti. Cesenatico 24 aprile 2014».
"La vicenda de 'La Voce di Romagna' sulla quale è intervenuta giustamente l'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna merita una particolare attenzione. Non è tollerabile che un editore che usufruisce di consistenti finanziamenti pubblici, cioè utilizza per le proprie attività editoriali il denaro dello Stato, vale a dire di tutti i contribuenti italiani, e che, quindi, dovrebbe essere tenuto al pieno rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, rifiuti di riconoscere, come ha dichiarato recentemente ai colleghi che fanno parte di quel Comitato di redazione, la legittimità della rappresentanza sindacale prevista dal contratto nazionale di lavoro di categoria; da mesi non paghi i propri dipendenti ed i collaboratori del giornale, arrivando addirittura a proporre ai colleghi prestiti bancari personali non si sa garantiti in che modo dall'azienda; rifiuti ogni rapporto con le organizzazioni sindacali regionale e nazionale dei giornalisti.E' un elenco bastevole perché si possa chiedere all'associazione imprenditoriale a cui l'editrice de 'La Voce di Romagna' risulta aderire, cioè alla Federazione Italiana Liberi Editori (FILE), di prendere le distanze da simili inauditi atteggiamenti, richiamando il proprio associato a comportamenti corretti".
L'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna (Aser) denuncia la situazione di gravissime violazioni contrattuali e sindacali che si registra alla Voce di Romagna. Non solo i colleghi, con grande senso di responsabilità, continuano a lavorare pur non percependo lo stipendio da molti mesi, ma vengono disconosciuti dalla proprietà (l'editore Gianni Celli) tutti i diritti sindacali dei giornalisti sanciti dalle leggi e dalla Costituzione.
Dopo ben 16 anni dalla nascita di quel quotidiano, i giornalisti sono riusciti a eleggere un Comitato di redazione, in aperto contrasto con i diktat imposti dall'editore. Al primo incontro chiesto dal Cdr per discutere della grave situazione finanziaria dell'azienda, che pure percepisce contributi pubblici, e della mancata corresponsione degli stipendi, i componenti il Cdr si sono sentiti premettere dall'editore che egli non riconosce alcun organismo sindacale all'interno della propria azienda e che l'incontro avrebbe potuto proseguire solo se i giornalisti si fossero spogliati del proprio ruolo di rappresentanti sindacali. Uno dei tre membri del Comitato di redazione esautorato ha allora abbandonato l'incontro. A questo collega con la schiena dritta, che vive in una situazione di comprensibile disagio in azienda, va tutta la solidarietà dell'Aser.
Gli altri due membri del Cdr si sono limitati a verbalizzare che l'editore ha ribadito di non riconoscere formalmente il Cdr "come organo sindacale rappresentanza di un sindacato nazionale esterno", pur accettando il confronto ogni qual volta lo richiederanno come rappresentanti interni di tutti i colleghi. Sarebbe sufficiente che l'editore leggesse il contratto nazionale di lavoro, che talvolta applica in modo maldestro, per capire quali sono i compiti e qual è la rappresentatività del Cdr (art. 34).
Lo stesso direttore di quel giornale alterna atteggiamenti di vicinanza al sindacato, con richiesta di contributi alla risoluzione di problemi, ad atteggiamenti di aperta ostilità permettendo la pubblicazione sul foglio di cui è responsabile di attacchi all'istituzione sindacale e a chi la rappresenta e assecondando invece il veto dell'editore di pubblicare comunicati sindacali della redazione.
Riservandosi di agire in tutte le sedi e le forme ritenute opportune, l'Aser si chiede quale diritto abbia di godere di fondi dello Stato chi non ne riconosce le regole e calpesta in questo modo le tutele sindacali. Bologna, 14 aprile 2014
GIORNALISTI: ASER DURA CONTRO CONDIZIONI A VOCE DI ROMAGNA - 'GRAVISSIME VIOLAZIONI'. REPLICA L'EDITORE: 'SINDACATO DANNOSO'
L'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna (Aser) ha denunciato in una nota la situazione di "gravissime violazioni contrattuali e sindacali che si registra alla Voce di Romagna. Non solo i colleghi, con grande senso di responsabilità, continuano a lavorare pur non percependo lo stipendio da molti mesi, ma vengono disconosciuti dalla proprietà - l'editore Gianni Celli - tutti i diritti sindacali dei giornalisti sanciti dalle leggi e dalla Costituzione". Il sindacato, nel comunicato, si è riservato di agire in tutte le sedi e le forme ritenute opportune chiedendosi come possa godere di fondi dello Stato "chi non ne riconosce le regole e calpesta in questo modo le tutele sindacali".
Toni che non hanno smosso l'editore Celli che raggiunto telefonicamente dall'ANSA ha spiegato come, a suo parere, "Il sindacato è dannoso all'interno di queste strutture. Io incontro chiunque, problemi ce ne sono e sono grandi. L'editore deve fare la parte dell'imprenditore che gli compete e i giornalisti nella loro, cioè facendo un bel giornale". L'editore non si è detto preoccupato neanche delle possibili azioni dell'Aser, "ricatti e minacce ne ho ricevuti tanti...". Quanto a un possibile ricorso agli ammortizzatori, Celli ha detto che non vuole "abusare, anzi non voglio neanche usare i contratti di solidarietà o di cassa integrazione. Contributi pubblici? Se il giornale ne prende vuol dire che ne ha diritto".
Nella nota l'Aser ha riportato come per la prima volta dopo 16 anni dalla nascita del quotidiano, i giornalisti siano riusciti a eleggere un Comitato di redazione, in contrasto con i diktat imposti dall'editore. "Al primo incontro chiesto dal Cdr per discutere della grave situazione finanziaria dell'azienda - hanno scritto dal sindacato - che pure percepisce contributi pubblici, e della mancata corresponsione degli stipendi, i componenti del Cdr si sono sentiti premettere dall'editore che egli non riconosce alcun organismo sindacale all'interno della propria azienda e che l'incontro avrebbe potuto proseguire solo se i giornalisti si fossero spogliati del proprio ruolo di rappresentanti sindacali".
L'Aser nella nota ha riportato come uno dei tre membri del Comitato ha abbandonato l'incontro mentre gli altri due membri si sono limitati a verbalizzare che l'editore ha ribadito di non riconoscere formalmente il Cdr. "A questo collega con la schiena dritta, che vive in una situazione di comprensibile disagio in azienda - hanno scritto nella nota - va tutta la solidarietà dell'Aser".
L'Aser ha segnalato anche l'atteggiamento del direttore della testata, che "alterna atteggiamenti di vicinanza al sindacato, con richiesta di contributi alla risoluzione di problemi, ad atteggiamenti di aperta ostilità permettendo la pubblicazione sul foglio di cui è responsabile di attacchi all'istituzione sindacale e a chi la rappresenta e assecondando invece il veto dell'editore di pubblicare comunicati sindacali della redazione". (BOLOGNA, 14 APRILE - ANSA)
Egregio Presidente,
La F.I.L.E. (federazione italiana liberi editori) ha appreso dal sito della Federazione nazionale della stampa di un grave contrasto tra l’editore del quotidiano “La Voce di Romagna” ed alcuni giornalisti in relazione a tematiche di natura sindacale. Da quanto ci risulta una grave crisi economico e finanziaria ha da tempo colpito questo importante quotidiano locale che da mesi registra serie difficoltà a rispettare gli impegni assunti con i dipendenti e con buona parte dei fornitori. La F.I.L.E. è un’associazione di categoria e come tale rappresenta interessi comuni ma non può, chiaramente, incidere su scelte editoriali che per definizione non le appartengono. Si ritiene, comunque, che dall’inasprimento dei toni, l’unico risultato realmente perseguibile possa essere quello di compromettere, dal lato datoriale, un’azienda che ha quasi quindici anni di vita, dal lato sociale, una testata ampiamente diffusa sul territorio di riferimento e dal lato occupazionale, centinaia di posti di lavoro tra dipendenti, collaboratori ed indotto. Per tale ragione la F.I.L.E. ha formalmente invitato l’amministratore della società editrice della “Voce di Romagna” ad aprire un sereno dibattito con i dipendenti giornalisti e con i rappresentanti del comitato di redazione garantendogli la piena disponibilità della stessa associazione di supportarlo sotto il profilo datoriale nella trattativa con le proprie strutture professionali. Resta inteso che laddove l’amministratore non intenda aderire a questa iniziativa, la F.I.L.E. ribadisce che, fermo rimanendo la libertà d’impresa dei singoli associati, la stessa ritiene naturale che le imprese editoriali, indipendentemente dall’eventuale sostegno dello Stato, diretto o indiretto, operino nel pieno rispetto della normativa generale in tema di lavoro e di rispetto dei diritti sindacali, costituzionalmente garantiti, al pari del pluralismo.
Il Presidente File
Caterina Bagnardi