«Un giornale, una intera redazione, un progetto editoriale ventennale, completamente distrutti. Nove società dichiarate fallite dal Tribunale di Rimini nel giro di 29 mesi. Altre società conferite all'interno di un concordato di gruppo di cui è stata chiesta la revoca». Paolo Facciotto, ex componente del Comitato di redazione della "Voce di Romagna" e ï¬duciario sindacale, racconta così le ultime novità che riguardano il quotidiano da tempo coinvolto – attraverso le diverse società editoriali – in un intricato procedimento giudiziario.
«Un passivo accumulato di circa 32 milioni di euro (dato provvisorio). Beni immobili e conti correnti sequestrati dalle Fiamme Gialle per oltre 9 milioni di euro. Arresti domiciliari ed altre misure cautelari preventive», prosegue l'articolo di apertura de "La voragine di Romagna", numero unico di aggiornamento sul caso "Voce" e società collegate, distribuito in occasione di due udienze di tale procedimento. Udienze dalle quali è emerso che il passivo provvisorio di 8 delle 9 società fallite riconducibili a Gianni Celli, editore della "Voce" è pari, appunto, a circa 32 milioni di euro.
Dopo "L'urlo", "Lo sdegno" e "Il grido", prime pubblicazioni che hanno accompagnato le precedenti udienze, con "La voragine di Romagna" i giornalisti coinvolti nel caso "La voce" tornano a protestare, a informare i cittadini di quanto accaduto e a chiedere di far luce sul passato del loro giornale. «I creditori, a partire dai giornalisti di Editrice La Voce, attendono giustizia e non molleranno», ribadisce Facciotto.
PER APPROFONDIRE
Ecco di seguito il numero unico de "La voragine di Romagna" distribuito il giorno dell’ultima udienza fuori dal Tribunale di Rimini.